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mercoledì 2 marzo 2016

Wildernessking - Mystical Future

#PER CHI AMA: Post Black/Progressive, Enslaved
L'etichetta francese Les Acteurs de l'Ombre Productions ha stranamente allungato i suoi tentacoli anche al di fuori dei confini del proprio paese, andando a pescare i sudafricani Wildernessking, con un disco che è uscito anche in vinile e cassetta. Noi, il quartetto di Cape Town lo conosciamo già, in quanto nel 2013 parlammo piuttosto bene del loro debut cd, come un black metal venato di influenze post metal e suoni progressivi. Ebbene, a distanza di quasi tre anni da quel lavoro, mi ritrovo in mano il nuovo digipack 'Mystical Future', un disco che sorprende immediatamente per un approccio diverso rispetto a 'The Writing of Gods in the Sand', qui assai più malinconico e spirituale. È "White Horses" ad avere l'incombenza di darci il benvenuto con un lungo bridge chitarristico su cui poi si staglieranno le voci caustiche, ancora non del tutto convincenti, di Keenan Nathan Oakes. La musica dei nostri si muove poi su di un tappeto di suoni eterei che si rifanno palesemente al post rock e hanno il merito di deliziare i nostri timpani, senza ricorrere a sfuriate di stampo post black, come era lecito aspettarsi. Nella seconda "I Will Go to Your Tomb", riesco addirittura a captare un che dell'epicità pagana dei Primordial, sia a livello ritmico che di atmosfere, ma dopo svariati ascolti, mi rendo conto che la band a cui i nostri sembrano essere più debitori in questo momento, siano in assoluto gli Enslaved, andando a tessere lunghe e psichedeliche fughe lisergiche dal forte sapore prog. "To Transcend" la potrei addirittura associare ad una ballad black metal, una bestemmia per carità, ma il calore che emana, ha suscitato in me inespresse emozioni. In "White Arms Like Wands" ecco esplodere il classico rifferama post black, con ritmiche serrate e blast beat a manetta, su cui le voci di Keenan meglio si adattano. Lungo gli oltre otto minuti del pezzo, i nostri si riassestano poi su suoni mid-tempo, aumentando però l'intensità della propria proposta grazie all'utilizzo di chitarre in tremolo picking, che donano quell'inevitabile aura malinconica alla composizione. Gli ultimi 12 minuti di 'Mystical Future' sono affidati a 'If You Leave', brano oscuro in cui trovano addirittura spazio i vocalizzi di un'angelica donzella, Alexandra Morte, un nome un programma. La song è la più spirituale dell'intero disco, merito di Miss Morte, che con il suo intervento a controbilanciare l'arcigna voce di Keenan, impreziosisce la qualità di questa interessantissima release, mentre la musica disegna spettacolari e strazianti melodie, tra break acustici e momenti di delicata sofferenza, in un pezzo che strappa tanti applausi dal sottoscritto e impenna anche la mia valutazione conclusiva. Calibrando qui e là alcune cose, il prossimo album dei Wildernessking non potrà che essere un capolavoro. Ben fatto. (Francesco Scarci)

(LADLO Prod - 2016)
Voto: 80

giovedì 5 settembre 2013

Wildernessking - The Writing of Gods in the Sand

#PER CHI AMA: Post-Black, Wolves of the Throne Room
Il post-black è definitivamente il fenomeno dell'anno. Se anche dal Sud Africa mi arriva del materiale (peraltro interessante) dedito a queste sonorità, devo per forza decretare la globalizzazione di un genere che è sorto da quei suoni provenienti dal West US, in quella zona detta Cascadia, grazie ai Wolves of the Throne Room. Il resto è storia recente, con eccellenti realtà spuntate come funghi in tutto il mondo (una su tutte, i Deafheaven). E ora eccomi recensire il debut cd dei Wildernessking, band di Città del Capo che, grazie all'Antithetic Records, ha avuto modo di pubblicare questa loro release. Giunto tra le mie mani, il digipack autografato dei nostri, si presenta assai minimalista in termine di colori (bianco e nero), mentre in fatto di suoni, vengo immediatamente investito dal sound acido e corposo di "Rubicon (The Fletting Vessel)", song che mette in mostra subito una buona produzione con i suoni degli strumenti ben bilanciata, in cui emergono delle chitarre piuttosto lineari su cui si stagliano corrosive vocals ad opera del bassista Keenan Oakes. La proposta è appunto un black venato di influenze post-metal e suoni progressivi, con citazioni che spaziano dal desolante sound dei Cult of Luna, al black "made in USA" dei già citati WotTR, per un risultato che ha comunque del sorprendente. "Discovery (Chasing the Gods)" è un bel pezzo che vive dell'alternanza tra suoni mid-tempo e sfuriate black, che mette in mostra nel suo interno un intermezzo acustico che può rievocare gli ultimi Enslaved, mentre la successiva “River (Nectar of Earth)” ha un che di apocalittico nel suo primordiale incedere. “Utopia (Throne of Earth) apre con un bel basso in primo piano, la song non è troppo corrosiva e un po' si discosta da quelle ascoltate fino ad ora, se non per l'abrasivo cantato di Keenan e poi c'è quell'apertura ambient nel suo ventre che ci dona un senso di pace, prima dell'assolo finale. “Surrender (The Ages)” è un altro pezzo più meditativo e intimista, che lascia si spazio alla violenza, ma è anche pervaso da un forte senso di malinconia. Siamo agli sgoccioli e ci rimangono a chiudere la potente traccia strumentale “Reveal (Nightfall)” e la lunga “Infinity (And the Dream Continues...)”, song notturna nella sua prima metà e più irsuta nella seconda parte. Che dire, se non auspicare che i Wildernessking ce la possano fare a mettersi in mostra in questo mondo cosi globalizzato, in cui però le barriere molto spesso sono assai difficili da valicare. In bocca al lupo ragazzi! (Francesco Scarci)