Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta We Hunt Buffalo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta We Hunt Buffalo. Mostra tutti i post

martedì 28 gennaio 2020

We Hunt Buffalo - Living Ghosts

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Stoner Rock
Scompare, o quasi-scompare la linea drone-fuzz di basso così prominente nell'esordio omonimo, ma i riff dei We Hunt Buffalo in questo 'Living Ghosts' diventano più granitici tipo nella blandamente (black)sabbath/iana e scarsamente ispirata "Back to the River', la ancor più scarsamente ispirata "Prairie Oyster", con un catarroso growl da metallaro asmatico inseguito da una mandria di bufali, e qui decisamente fuori contesto. Se da un lato la band appare intenzionata a rilanciare certe beneamate istanze stoner, divampate e subito accantonate nell'album d'esordio e poi rilanciate nell'EP successivo 'Blood From a Stone' (ma che titolo del CXX, nevvero?), dall'altro lato gli orizzonti paiono ampliarsi e gli skyline a farsi, paradossalmente, più cittadini. È il caso di "Hold On", vagamente collocabile tra le brughiere sonore dei primi U2, oppure di "Ragnarok", la strumentale in apertura, il cui cipiglio epico e subliminalmente morriconiano tende una corda sottile tra le due opposte escrescenze stoner di questa monument (sonic) valley: "Walk Again" e la summenzionata "Prairie Oyster". Percorrendo la quale si ammira un panorama temporale di quelli da mozzare il fiato. Sarà interessante verificare sul campo. (Alberto Calorosi)

(Dine Alone Records - 2015)
Voto: 69

https://wehuntbuffalo.bandcamp.com/album/living-ghosts

mercoledì 16 ottobre 2013

We Hunt Buffalo – We Hunt Buffalo

#PER CHI AMA: Grunge, Stoner, Queens of The Stone Age
C’era un tempo in cui i dischi ancora si vendevano, e la possibilità di vivere (bene) solo di musica non era un concetto astratto. La mia generazione si potrà fregiare in futuro del titolo dell’ultima ad avere frequentato con una certa regolarità un negozio di dischi, inteso proprio come luogo fisico, fatto di muri e mattoni, con scaffali ed espositori, e sebbene speri che questo fatto mi doni un’aria da eroe romantico, temo che mi lasci solo addosso l’odore polveroso del sopravvissuto. Ebbene, in quell’epoca, un gruppo come i canadesi We Hunt Buffalo non avrebbe avuto difficoltà a firmare per una major, e un disco come questo loro debutto, molto probabilmente, avrebbe potuto vendere diverse centinaia di migliaia di copie. Ma, come tutti sappiamo, oggi le cose sono un tantino diverse, e lavori come questi rischiano di rimanere del tutto sotterranei, anche quando avrebbero un potenziale ben diverso. Per fortuna i tentacoli del Pozzo arrivano davvero ovunque… I We Hunt Buffalo sono un power trio dei più classici, chitarra-basso-batteria, e suonano un rock saturo ma non privo di sfumature, che si colloca da qualche parte tra il grunge (qualsiasi cosa voglia dire questa abusatissima non-definizione) e lo stoner, per un risultato finale non troppo distante da quello ottenuto dai Queens of the Stone Age di "Songs for the Deaf" e i Motorpsycho di metà anni '90. Gli ingredienti sono dunque ben noti: sezione ritmica potente e precisa, con un bel basso spesso saturo e distorto, chitarre fuzz al punto giusto, e una voce convincente, che si staglia subito alta nel pezzo di apertura, “Strange Sensation”, sorta di ibrido tra Soundgarden e gli ultimi Mastodon. I tre mettono in mostra una notevole versatilità, pur nel solco dei sopra citati maestri, con un occhio sempre rivolto anche agli anni '70, e un’invidiabile vena melodica in brani come “Northern Desert” o la splendida “Digital Reich”, piccolo capolavoro di costruzione in equilibrio tra melodia e potenza, mentre “The Search” e “Someone Other” potrebbero essere uscito da qualche cassetto nascosto degli schedari di Josh Homme. Resta da dire delle interessanti derive post-rock della strumentale “Harry Barry”, posto in chiusura, e di una “21st Century Schizoid Man” dei King Crimson, suonata con tanta potenza e totale rispetto per l’originale, sulla cui utilità si potrebbe discutere, ma che non sfigura e non suona fuori posto all’interno di un lavoro coeso, solido e al quale manca pochissimo per raggiungere il livello dei modelli a cui aspira. Attesi ad una conferma, magari con un pizzico di personalità in più, ma per il momento molto, molto interessanti. (Mauro Catena)

(Self - 2012)
Voto: 75

http://wehuntbuffalo.com/