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giovedì 11 settembre 2014

Ushas - Verso Est

#PER CHI AMA: Classic Rock, Deep Purple, Led Zeppelin
Questo cd sembra essere arrivato dal passato, direttamente dal cruscotto di una Delorean munito di flusso canalizzatore che va a whisky e sigarette. Dico questo perché 'Verso Est' è un concentrato di hard rock inglese vecchia scuola, senza tanti fronzoli a livello di post-produzione, ma basato esclusivamente su chitarre, ritmica e voce che sale senza timore. A questo bisogna aggiungere del sano rispetto per la cultura orientale, come il titolo dell'album suggerisce e tanti anni passati tra fumosi locali con gentili donzelle che danzano sui tavoli e bicilindrici che rombano nel parcheggio. Il quartetto romano ripercorre il meglio dei Deep Purple e Frank Zappa, cantando in italiano e stando ben lontani da stilismi moderni. I suoni sono molto classic rock, come si può capire già dalla prima traccia "Fuorilegge" che scorre veloce con bei riff di chitarra e il cantato che domina ovunque. La voce è matura, ma raggiunge tonalità alte e si diverte a giocare con arrangiamenti in continua metamorfosi. Anche l'assolo conferma le doti tecniche del chitarrista e la sezione ritmica corre a perdi fiato, sostenendo il gioco. Intro e outro con un bel rombo di bicilindrico, a conferma del legame che unisce la band e il mondo delle due ruote. "Io Non Sono Qui" ci va giù pesante con una batteria lineare, ma che batte a più non posso e chitarre a profusione per un altro brano classico negli schemi e nello sviluppo. I cori arricchiscono un testo leggermente ripetitivo, ma dopotutto non bisogna sempre infarcire le canzoni con tematiche filosofiche. "La Via della Seta" è una ballad che ripercorre un ipotetico viaggio da occidente fino alla Cina, cullando l'ascoltatore con suoni delicati e riff ricchi. Un'altra bella prova che mette in luce le doti poliedriche dei nostri quattro musicisti capaci di mettersi in gioco anche con brani meno energetici, ma comunque godibili. "Maledetta Notte" torna a scuotere i nostri timpani con riff distorti che viaggiano a fil di rasoio con batteria e basso, mentre la voce vibra e urla furente per tutti i tre minuti abbondanti della traccia. Breve break centrale che permette all'ensemble di riprendere la struttura iniziale e chiudere dopo poco. Indubbiamente una band che potrebbe insegnare molto a livello tecnico e sonoro, anche se non si sposta molto da quei gruppi che hanno fatto la storia del rock anni '70. Brani ben suonati e allo stesso semplici, senza pretese e desiderio di lanciarsi in qualcosa di nuovo seguendo le mode del momento. (Michele Montanari)

(Agoge Records - 2013)
Voto: 70