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lunedì 15 settembre 2014

The Morningside - Letters From the Empty Towns

#PER CHI AMA: Death, Carcass, Death, Opeth
Della serie qualcosa è cambiato... o forse tutto. Questo il mio primo pensiero dopo esser rimasto totalmente basito all'ascolto di 'Letters From the Empty Towns', nuovo lavoro dei moscoviti The Morningside, da sempre portatori di un death doom malinconico, sulla falsariga di Saturnus e primi Katatonia. Non vi posso pertanto nascondere il mio shock quando "Immersion" esordisce nel mio lettore. Strabuzzo le orecchie e controllo il cd per verificare se magari sia stato commesso un errore o altro. Il vecchio sound dei nostri è quasi definitivamente scomparso per far posto ad un techno death carico di groove che solamente nella sua sezione solista può vagamente rimandare agli albori della band, per quelle sue nostalgiche melodie. Per il resto si tratta di una song nervosa sulla scia di 'Human' dei Death, si avete letto bene, anche come impostazione vocale. Che diavolo succede? "(One Flew) Over the Streets", il secondo brano, parte con tutte le potenzialità mirate a infondere oscure e rarefatte melodie, ma la ritmica dei nuovi The Morningside continua a richiamare i gods statunitensi capitanati dal ei fu Chuck Schuldiner, regalando peraltro ottimi spunti di un death metal complesso e articolato. Tuttavia questa è un'altra band, e non posso trascurarne il passato, avendone recensito i precedenti due lavori. Provo ad andare oltre e vedere che succede, se gli echi dei Katatonia si sono disciolti del tutto o ancora risiedono nelle corde del quartetto russo. Finalmente "Deadlock Drive" sembra riprendere l'oscurità tipica dell'ensemble di Mosca, addirittura pescando da 'Gothic' dei Paradise Lost. Il suono si conferma potente, robusto e carico di groove con le chitarre che dipingono finalmente lande gelide e la voce del buon Igor che si conferma sempre su livelli eccelsi. "Sidewalk Shuffle" è una traccia dalle forti reminiscenze carcassiane (periodo 'Heartwork') soprattutto a livello ritmico. Con "On the Quayside" i nostri continuano a regalare ottimi spunti di death metal progressivo, anche se una serie di brevi break acustici/voci pulite, fanno aleggiare lo spettro degli Opeth nell'aria. "The Traffic Guard" è una song dal bel tiro e dalle linee di chitarre abbastanza ruffiano, anche se poi la traccia nella sua parte centrale, si diverte nel giocare con tempi dispari e riff graffianti. Un breve intermezzo acustico ed è tempo per le conclusive "Ghost Light" lunga traccia che finalmente richiama al passato dei Katatonia e "The Letter", song semiacustica che chiude un album che sinceramente non riesco a capire se mi abbia deluso o mi abbia dato l'opportunità di ascoltare una nuova realtà musicale, una band che si muove sui binari del death classico (Death, Carcass) leggermente venato di influenze doom. (Francesco Scarci)

(BadMoodMan Music - 2014)
Voto: 65

sabato 19 novembre 2011

The Morningside - Treelogia – The Album as is Not

#PER CHI AMA: Death Doom, Agalloch, Saturnus
Quando ho visto recapitare nella mia cassetta postale il nuovo pacchetto promozionale della Solitude Productions, mi sono subito lanciato per verificare se al suo interno era racchiuso il nuovo EP dei moscoviti The Morningside, che ho già recensito su queste pagine e che da sempre mi affascinano per quel loro sound che richiama gli esordi malinconici e ormai andati dei Katatonia. E cosi, trovato il cd, infilato nel mio lettore, mi appresto ad ascoltare questa nuova fatica dell’act russo; tre tracce per quarantasette minuti che si aprono con una triste pioggia autunnale che ben presto viene rimpiazzata dalle pacate chitarre dei nostri e dal growling mai troppo esasperato di Igor. Non cambia di una virgola il sound death doom dei quattro di Mosca e sinceramente per una volta mi viene da pensare “molto meglio cosi”. Ho voglia di questo genere di sonorità, ho bisogno di lasciarmi incupire dai suoni deprimenti dei nostri, ho voglia di annegare in un mare di emozioni strazianti, nostalgiche, uggiose, insomma abbandonarmi in questo paesaggio decadente fatto di alberi con foglie rosse e cadenti, nuvoloni carichi di pioggia, e un vento sferzante i nostri visi. “The Trees Part One”, parte seconda e terza, riescono nell’intento di garantirmi tutto questo, senza dover mai ricorrere a scorribande velenose o ritmiche devastanti, anzi utilizzando in taluni frangenti, parti strumentali che prendono drasticamente le distanze dal death doom originario dei nostri, sfumando in ambientazioni post rock. Che questa sia la nuova frontiera della musica estrema, a me non interessa, fintanto che verrò avvolto da piacevoli sensazioni e il mio cuore tormentato verrà placato da siffatta musica, come se una coperta e un tè caldo mi venissero poste sulle spalle dopo aver preso un bell’acquazzone che ha inzuppato me e i miei abiti, è una bella sensazione no? “Treelogia” per me riproduce tutto ciò di cui ho bisogno e di cui i fan di band quali Agalloch, My Dying Bride o Novembre non dovrebbero lasciarsi sfuggire. Elegiaci. (Francesco Scarci)

(BadMoodMan Music)
Voto: 75

domenica 3 ottobre 2010

The Morningside - Moving Crosscurrent of Time

#PER CHI AMA: Death/Doom, primi Katatonia
Una lunga spettrale intro apre il secondo lavoro dei moscoviti The Morningside, autori un paio d’anni fa di un interessantissimo lavoro di death doom atmosferico, “The Wind, the Trees and the Shadows of the Past”. Proprio partendo da tali sonorità decadenti, ma ancor di più dall’influsso proveniente dal mitico debut “Dance of December Souls” dei Katatonia, possiamo dedurre su quali coordinate si muove il quartetto russo. L’ensemble est europeo non tradisce assolutamente le mie aspettative, peraltro proponendo al pubblico un lussuoso digipack con un elegante booklet interno. A parte l’estetica, visto che comunque anche l’occhio vuole la sua parte, la musica poi è pura delizia per le mie orecchie e per chiunque abbia amato gli esordi dei già citati Katatonia o dei Paradise Lost. Proprio sulla base di quelle sonorità di primi anni ’90, cosi malinconiche, depressive e autolesioniste, la band sfoggia 5 pezzi (più intro e outro) di raffinata bellezza. Ad aprire ci pensa “Fourteen” e già sono le chitarre ritmiche a mettersi in mostra, spennellando qua e là tinte autunnali di un dolce tramonto di metà novembre. È immediatamente chiaro che il disco ha suggestive emozioni da trasmettere, visto il ruolo cardine che giocano i fantasiosi riffs del duo Sergey-Igor, nell’economia generale del disco: non si tratta infatti di selvagge cavalcate di furente death, bensì vellutati tocchi di pura semplice poesia, con intermezzi acustici e parti atmosferiche, capaci di colmare il dolore dei nostri cuori feriti. La terza “Autumn People” si apre come un qualsiasi pezzo estrapolato da “Shades of God” dei maestri Paradise Lost e come i maestri, anche i The Morningside dipingono desertiche lande ove non v’è traccia d’anima viva. Magnifiche l’emozioni che si sprigionano dalle note di questo disco, complici anche alcune parti ispirate agli statunitensi Agalloch, per quel loro uso di parti acustiche che donano un tocco di magia all’intero lavoro; cosi come eccellenti sono i riffs di chiara scuola “Brave Murder Day”, certamente in grado di trascinare “Moving Crosscurrent of Time” verso un successo più che meritato. Vorrei sottolineare infine che, nonostante questa mia continua citazione di band a cui i nostri si ispirano, la musica dei Morningside non è una pura e mera rilettura dei classici ma un’intensa personalizzazione di quelli che sono i dettami di un genere che, se si è in grado di suonare, può suscitare forti emozioni e i Morningside si confermano talentuosi nelle idee e abili nel’esecuzione; bravi! (Francesco Scarci)

(BadMoodMan Music)
Voto: 80