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martedì 21 maggio 2013

Synkletos - Spiritual Alchemy

#PER CHI AMA: Death/Doom, Saturnus
Da quanto ho capito, perché di informazioni sul web ce ne sono davvero poche, questo cd è uscito autoprodotto nel 2011, pur contenendo brani che ci riconducono agli esordi della band (2002), seppur rivisitati. Il duo moscovita, formato da Demiurgos e Kaermis, deve aver poi catturato l’attenzione della sempre vigile Solitude Productions, ormai un colosso in ambito doom estremo, che immagino li abbia messi sotto contratto e faccia riuscire questo lavoro marchiato Solitude o ne stia preparando uno nuovo, ma staremo a vedere. Per quanto riguarda “Spiritual Alchemy” vi posso dire di avere per le mani un inusuale lavoro di doom rock; mi spiego meglio. “Golden Fields of Creation”, il primo vero e proprio pezzo di questa release, si apre in modo soffice, rilassato, che mi mette immediatamente a mio agio con i suoi suoni compassati, le atmosfere soffuse, e quei giri di chitarra che tra il doom a la Saturnus e uno space rock, mi regalano emozionanti minuti che per una volta non scadono in atmosfere asfissianti o apocalittiche. La proposta dei Synkletos è molto easy listening, mi ricorda gli esordi dei tedeschi Empyrium, con qualche bel chorus evocativo, bilanciato da qualche slancio gutturale. “The Elementals” cambia registro e pesta che è un piacere, con quel suo granitico riffone che mostra palesemente alle orecchie le influenze classiche dei nostri. Un ancestrale interludio space rock ci accompagna verso “Rain of Eternal Distress”, un pezzo di poco più di nove minuti, che si apre con una venatura che sfiora addirittura la new age, prima che un inatteso malinconico assolo squarci il cielo e il growling di Demiurgos prenda a cantare su una melodia costellata di flebili tastiere e splendide melodie, che in fase solista, evocano (non poco) la fase pink floydiana dei Tiamat dei bei tempi. Da urlo… L’album continua a regalare vivide emozioni, pur palesando un che di atavico nelle sue note (ho ripensato addirittura al debut dei The Gathering a livello di feeling espresso). “Spiritual Alchemy” è un lavoro d’altri tempi, che non rinuncerà tuttavia ad infondere splendidi ricordi a tutti coloro che hanno vissuto gli splendidi anni ’90. Anzi, sapete che vi dico, mi vado a riascoltare “Wildhoney” dei Tiamat, in attesa di dare un ascolto a cosa questo duo russo ha partorito dal 2011 a oggi. Bella sorpresa, bravi! (Francesco Scarci)

(Self/Solitude Productions)
Voto: 75

https://www.facebook.com/pages/Synkletos/185149381592185