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giovedì 25 febbraio 2021

Swans - The Burning World

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Shoegaze/Darkwave
Una manciata di esangui lamento-tristerie dark-pop squisitamente anni '80 ("Well, I awoke this morning in the blackest night / and a million stars were aching in the sullen sky" cantato in "The River That Runs With Love Won't Run Dry", epperdincibacco) intrise di un generico pessimismo licantropico ("God Damn the Sun"), rattristanti violini ("Let It Come Down", per esempio, ma in verità ovunque nell'album) e svenevoli orchestrazioni (ancora "God Damn the Sun"), collocabili tra i Fields of the Nephilim con l'insonnia ("Jane Mary, Cry One Tear"), i The Jesus & Mary Chain con la camicia fuori dai pantaloni ("Saved") e un Nick Cave che assiste alla replica televisiva della finale di Telemike (tutto il resto del disco). Ascoltate questo (ormai introvabile) album stimolati dalla curiosità di sentire Michael Gira, stiamo parlando di "quel" Michael Gira, tristoallegramente lalleggiare canzonette pop-dark alla Bob Geldof pre-irish-era con tanto di vocione new-romantico alla Colin Vearncombe (giusto per dirne uno davvero sfigato, pace all'animaccia sua). Quello stesso M-G che successivamente si vergognerà di questo disco più o meno quanto Lenny Kravitz della foto con Clemente Mastella, al punto da disconoscerlo e affibbiarne interamente le colpe al produttore Bill Laswell, stimato jazzista e, appunto, produttore. La verità, però, sta altrove. Per esempio nella ahimè prodromica cover di "Love Will Tear Us Apart", pubblicata pochi mesi addietro e per niente prodotta da Laswell. Tecnicamente, si chiama sindrome post-traumatica da tasche piene. (Alberto Calorosi)

(Uni Records - 1989)
Voto: 60

https://www.facebook.com/SwansOfficial

mercoledì 24 aprile 2019

Swans - S/t

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Post Punk/No Wave
Già nell'EP d'esordio, i suoni vi risulteranno circolari come tangenziali cittadine e ossessivi come bollette, ciò che forgia a fuoco, è arcinoto, l'intera discografia della band, oltreché la vostra pazienza. Le dissonanze siderurgiche generate dalla chitarra sconquassata di Bob Pezzola, quando non intersecano scelleratamente il sax lancinante, ma soprattutto lancinato, di Daniel Galli-Duanis, individuano quella traiettoria urgentemente e furiosamente percorsa nei dischi successivi e, al contempo, una ancora identificabile prossimità con certi scenari coevi etichettati fantasiosamente almeno quanto certi copricapi floreali britannici del periodo. Post-punk, noise-rock, no wave. Joy Division, Bauhaus, Birthday Party ("Take Advantage"), persino i Talking Heads di 'Fear of Music' ("Sensitive Skin"). Il songwriting di Michael Gira è scorticante, sì, ma solo se contestualizzato, altrimenti vi risulterà comicamente orwelliano e un cicinino acerbo. “Play with a pig, and you become a pig / play in the mud, and you sink in the mud / fall in a hole, and you stay in a hole / you'll be there to look at”, "Take Advantage". Niente da obiettare. Ma tutto qua? (Alberto Calorosi)

giovedì 3 maggio 2018

Swans - Deliquescence

#PER CHI AMA: Rock Sperimentale
...ancora mantiene qualche cronosoma di "Bring the Sun" e compie definitivamente la sua exuvia su 'Deliquescence'. Deliquescenza inversa: l'entrata di "Frankie M" (diciotto minuti: appena un pelino autoindulgente chioserebbe non senza una parte di ragione qualche maligno brufoloso affetto da alitosi) sarà ampiamente ridimensionata su 'The Glowing Man' (che si tratti di una seconda deliquescenza di "The Apostate"?). Deliquescenza retroattiva: "Just a Little Boy" nella versione 'The Gate' appare stranamente intermedia tra le due precedenti live ('Not Here/Not Now') e studio ('To be Kind'), perlomeno negli intenti. Deliquescenza assente, già, nelle (non troppo) sorprendentemente identitarie "Cloud of Forgetting" e "Screen Shot", guarda caso entry-track dei rispettivi album. Deliquescenza della deliquescenza: è ipotizzabile che lo stesso Michael Gira sia a conoscenza dell'impossibilità di oltrepassare la (a tratti prosaica) magniloquenza di "The Knot" (quasi quarantacinque minuti) senza apparire autocaricaturali (cfr. il Neil Young di "Driftin' Back") e, per questa medesima ragione, abbia annunciato lo scioglimento della band. 'The Gate': centocinquanta minuti, tre canzoni da T-B-K, una da T-S e quattro inedite (poi su T-G-M). 'Deliquescence': centocinquantacinque minuti, tre canzoni da T-G-M, una da T-B-K e tre inedite. La deliquescenza live impeccabilmente testimoniata su questi monumentali e autocompiaciuti live è senz'altro parte imprescindibile del processo creativo e compositivo successivamente formalizzato in studio. Ma nove ore tra live e studio per assommare ventuno canzoni in poco più di due anni (la discografia dei prolificissimi Beatles totalizza poco più di otto ore e centottanta canzoni in nove anni) sembrano un cicinino troppe. Ma soltanto nella patetica opinione di qualche qualche gibbuto detrattore affetto da psoriasi. (Alberto Calorosi)

(Young God Records - 2017)
Voto: 75

https://www.facebook.com/SwansOfficial/

venerdì 21 aprile 2017

Swans - The Glowing Man

#PER CHI AMA: Post Rock/Folk
Una duplice apostatica invocazione (“preghiera”, la chiama Michael Gira), stigmatizzante i tumori sociali: la droga e la morte come soluzione ("Frankie M"), l'abuso (sessuale) e la sua ossessiva ricorrenza ("When Will I Return?"), fino a profetizzare una sorta di apocalisse della civiltà, scorticata ("The World Looks Red / The World Looks Black"), onirica ("People Like Us"), cangiante ("Finally, Peace"). Sparute evanescenze soniche ("The World Looks Red / The World Looks Black" è una sorta di re-cover dei Sonic Youth di "Thurston Moore", già occasionalmente militante nei Swans inizio carriera), post rock (le black-heart-dissonanze di "People Like Us"), aural-folk ("Finally, Peace"). Panorami musicali circolari. A lungo termine, una progressiva aggregazione sonora, ma anche lirica, per generare, alimentare e sublimare tensione emotiva: le tre monstre-track "Cloud of Unknowing", "The Glowing Man" e "Frankie M", settantacinque minuti in tutto, potranno ricondurvi dalle parti del Von Trier inizio novanta. Fascinazione, empatia, minimalismo, epica, auto indulgenza, ipnosi, (dis)soluzione finale. 'The Seer', 'To be Kind', 'The Glowing Man'. Tre album tripli in quattro anni, sei ore complessive, un unico profetico, ossequioso, scintillante, monumentale opus sonoro. Prendere o lasciare. (Alberto Calorosi)

(Young God Records - 2016)
Voto: 85

https://swans.bandcamp.com/album/the-glowing-man