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sabato 4 novembre 2017

Lashblood - UnBeing

#PER CHI AMA: Avantgarde Black, Fleurety
Dall'avamposto russo di Stavropol, nel Caucaso settentrionale, ecco arrivare i Lashblood, misterioso quintetto che abbraccia membri di svariate band, tra cui Deathmoor e Goatpsalm. L'ensemble, attivo da una decade ma con soli due album in cascina (quest'ultimo registrato addirittura nel 2012), è qui aiutato da una serie di ospiti che li supportano nell'esecuzione di quest'album non certo semplice da ascoltare. 'UnBeing' contiene otto song sinistre e questo è chiarissimo sin dall'opener "Frenzy" e dai suoni spettrali che popolano la canzone, al pari di fantasmi che infestano un castello abbandonato. Proprio in questa caratteristica orrorifica, risiede il punto di forza dell'act russo, che guida l'ascolto della propria musica grazie a tormentate melodie, un po' sghembe e disarmoniche, in un pattern musicale allucinato, corredato da voci maligne e dall'uso di un evocativo sax che aumenta le ambizioni dei nostri. Il disco si presenta in linea di massima feroce come approccio stilistico, lanciandosi in cavalcate black death ("Slow Snow") che vedono però smussare la propria irruenza con linee di chitarra affidate ad un tremolo picking glaciale, aperture avanguardistiche e rallentamenti doomish assai efficaci. "The Name of My Melancholy" apre con una variazione nello stile vocale, più oscuro e votato al growling, questo perché nelle prime due song c'era lo screaming efferato di tal Silencer, guest star dietro al microfono. La traccia è però più lineare e poco avvincente, fatto salvo per il tenebroso break centrale, affidato al famigerato sax, vero e assoluto protagonista di un album che probabilmente non avrebbe meritato la nostra attenzione se non avesse mostrato l'utilizzo cosi peculiare di quel demoniaco strumento a fiato. E allora largo ai suoni psicotici del sassofono e al delirante sound dei Lashblood. "To the Rest..." è una song più esoterica a livello vocale, con una musicalità psicotica che segue verosimilmente gli umori altalenanti dei vari cantanti che si piazzano al microfono. Ma è ancora una volta l'assolo di sax a rappresentare il leitmotiv del brano e in generale di un disco che ha davvero diversi punti di forza, che per idee ed interpretazione, mi ha ricordato vagamente 'Min Tid Skal Komme' dei folli Fleurety, cosi come pure l'utilizzo dello stesso sax nel mitico esordio discografico dei Pan.thy.monium, 'Dawn of Dreams'. Splendide a tal proposito la strumentale "Kaleidoscope Grey Heaven", la malinconica "13" e l'incipit della title track che suggellano la performance di questi pazzi e selvaggi sperimentatori russi. (Francesco Scarci)

(Aesthetic Death/SND Production - 2017)
Voto: 75

https://lashblood.bandcamp.com/album/unbeing

mercoledì 25 novembre 2015

Навь/ Deathmoor – De Morte Peccati ad Mortem

#PER CHI AMA: Black Sperimentale
Un bel titolo in latino per accomunare in uno split cd, due interessanti realtà estreme provenienti dalla Russia, in un album uscito nel 2014 per la S.N.D. Production. Le prime tre tracce di 'De Morte Peccati ad Mortem' sono affidate agli Навь, illustre quanto veterana black metal band, attiva addirittura dal 1996 con una numerosa serie lavori alle spalle, che propone un metal oscuro ed estremo, pieno di carica ed energia, non per forza di cose spinto all'eccesso verso le tenebre ma con una vena di puro metallo freddo, tagliente e filtrante che affila le sue armi nella tecnica e in una velocità di esecuzione fatta da riff travolgenti di matrice thrash mittle-europea, e da un sound definito, ricercato e violento al punto giusto, dosato e ben calibrato. Nota speciale per il secondo brano dal titolo "Незримое прикосновение к бездне и смерти" che merita veramente un ascolto più prolungato e attento. Le successive due lunghe tracce chiudono lo split cd, presentando un'altra longeva e attivissima band russa denominata Deathmoor. Attivi sin dal 1999 con ben quattro full length alle spalle (di cui l'ultimo 'Actus Sacrophagia Mortem' in uscita fra qualche giorno), il quartetto di Stavropol ci mostra come lo stesso genere possa avere tante sfumature diverse al suo interno. I Deathmoor suonano un black violento e veloce che spinge le proprie ambizioni verso l'avanguardia di casa Bethlehem, Behexen o Dødheimsgard, aumentando il lato più psichedelico e noise delle dilatate composizioni, ed esponendo, con ottimi risultati, un suono ostico, estremo, teatrale e drammatico. Due tracce di sicuro effetto ma "В потоках сентябрьских ливней", la prima, offre un biglietto da visita non indifferente. Avvolto in una grafica particolare ed insolita, artisticamente ben curata e dal gusto vagamente indie, questo split cd può soddisfare le aspettative di un pubblico esigente e ricercatore di nuovi confini sonori estremi. Due band che si confermano in ottima forma! L'ascolto è consigliato! (Bob Stoner)

(S.N.D. Production - 2014)
Voto: 70

domenica 24 maggio 2015

Cyber Baphotmet & Karna - Void 2.0

#PER CHI AMA: Electro Industrial, Samael
Quello dei Karna è un caso più unico che raro: la band russa sembra infatti sciolta da qualche anno, eppure ne continuano ad uscire release. Questa volta il terzetto di Azov condivide questo split album con i russi Cyber Baphomet, side project dei disciolti Baal Zebuth. Andiamo comunque con ordine, visto che i primi ad entrare in gioco sono proprio gli industrial electro blacksters Cyber Baphomet, che con 6 tracce a disposizione, mostrano di che pasta sono fatti. Intro di rito e poi si scatena "In(Sekt)", song che palesa gli interessi elettro cibernetici dell'act russo. Montagne di synth sovrastano infatti oscuri growling vocals e una gelida drum machine. Un po' Plasma Pool (ve la ricordate vero la creatura di Attila Csihar?), un po' EBM, ma soprattutto parecchio industrial, i nostri si lanciano in una galoppata dai tratti techno. Disorientati? Io si, parecchio. Si continua con suoni dai contenuti post-apocalittici e il titolo della terza traccia non può che essere "Postapokaliptik", che strizza l'occhio alle sperimentazioni elettroniche degli Aborym, con tappeti morbosi di sintetizzatori, dall'effetto asfissiante. Un po' di dark ambient con la breve "Tapping the Nekrotikk Sun" e tocca a "Speed-freak Satanik" tornare a movimentare il disco, con sonorità convulse, oscure, malate e anche un po' stantie. La verve danzereccia della prima song si è persa per strada e quello che rimane è una colata lavica di suoni dannati. Con la conclusiva "Unfuture", si tornano ad apprezzare delle melodie dark ambient, che tanto furon care a Burzum nel suo periodo di prigionia e nelle sue ultimissime produzioni. Con i Karna si dovrebbe cambiare registro: intro noise, una sorta di tuning radiofonico e poi "Silent Scorn". Della band russa, avevo apprezzato parecchio 'Raven' nel lontano 2006, poi ne ho perso un po' le tracce. Tornano quindi in sella con questo lavoro dedito a un lugubre sound elettro industriale, ove, a differenza della band d'apertura, di chitarre vi è per lo meno traccia e i vocalizzi sono ben distinguibili e non caotici. In questo caso è più l'eco dei Samael più sperimentali ad emergere dalle tracce a disposizione dei Karna, che si rivelano marziali nel loro incedere. Ancora synth ed effettistica varia con "Tolerance Zero", traccia ritmata che conferma quanto già scritto in fatto di influenze palesemente votate ai ben più famosi colleghi elvetici. Fortunatamente la presenza delle chitarre rende la musica un po' più digeribile, ma non aspettatevi grossi cambi di tempo, il pattern ritmico rimane infatti per lo più uguale dall'inizio alla fine del brano, fatto salvo per un intermezzo più dark oriented. Un brevissimo (6 secondi!) intermezzo e poi il lungo finale è affidato a "Black Mirrore Blaze", noiosissima traccia ambient, che fa scemare del tutto il mio interesse verso il cd, valutandolo alla fine come appena sufficiente. Ci vuole ben altro per scuotere i sensi degli ascoltatori che pseudo provocanti sonorità industriali. (Francesco Scarci)

(S.N.D. Productions - 2015)
Voto: 60

martedì 12 maggio 2015

Lashblood – Plasticine People

#PER CHI AMA: Black/Death/Avantgarde, Deathspell Omega, Blut Aus Nord
Arriva dalla gelida Russia questa nuova avventura d'avanguardia metal. Un EP ricco di variazioni sul tema e costruzioni sonore dense di nuova linfa vitale per un genere in continua evoluzione. La band esce nel 2015 per la S.N.D. Productions, con cinque nuove mitiche tracce, dopo il full length del 2012. Una sequenza di devastante death/black moderno dalle venature epiche, potenti e futuriste rese veramente particolari e uniche dall'introduzione di uno stupendo e inaspettato sax che compare in ben tre tracce. Accattivante e lungimirante, la combinazione del pianoforte col sax dal gusto esageratamente melodico e dal sapore jazz, non fanno che riempirmi di gioia: avanguardia allo stato puro che in "Plasticine People", "Mercury" (eccelsa cover dei geniali Voivod) e "Cien Anos de Soledad" (basata sul romanzo 'Cent'anni di Solitudine' di Gabriel Garcia Marquez), tocca vette compositive davvero esagerate. Un death/black intelligente, fantasioso, lacero e tecnico che trova in esponenti quali i Deathspell Omega diversi punti di contatto. Unite il tutto ad una foga violenta, oscura e sinfonica di scuola Limbonic Art, composizioni dall'indole fusion, che mescolano alternative metal e jazz (leggasi Voivod) in un oceano di escursioni sonore che si fondono e confondono in una polvere esplosiva di violenta espressività sonica, e capirete cosa si cela in questo inatteso dischetto. Atmosfere bellissime, claustrofobiche, epiche e frastornanti, condite da un artwork ricercato e folle. Nessuno spazio alla normalità, tanto buon gusto e una ricerca della forma eccelsa per un songwriting perfetto nell'ambito della musica estrema d'avanguardia. "Lifeless" (cover dei Darkthrone) sposta il sound dei Lashblood in territori dal tono più doom, e pur mantenendo il taglio black metal, sfodera una velata verve heavy blues da far invidia a tanti, rallentando la velocità, mostrandosi sempre più psichedelica, come se i Grand Magus suonassero una cover dei Satyricon imitando gli Ephel Duath. La chiusura è lasciata alla spettrale e cosmica "Kaleidoscope", brano strumentale dal titolo azzeccatissimo, contraddistinto da atmosfere introspettive, taglienti e malate che ricordano vagamente i Blut Aus Nord dell'album 'Mort'. Un mini album da avere a tutti i costi! (Bob Stoner)

(S.N.D. Productions - 2015)
Voto: 80

giovedì 8 maggio 2014

Misanthropic Art – The Streams of Terror

#PER CHI AMA: Black Industrial, Blut Aus Nord
Quando l'offerta supera le aspettative di piacere d'ascolto, si rischia di essere di fronte ad un gioiellino d'arte estrema, di rumore pregno di melodia, di carica industriale e ipnotica, pensata e suonata con la forza della ribellione verso il già scritto, il già suonato; quello che altrove risulta ovvio e scontato, in questo doppio concept album è forma artistica, poesia deforme ed estrema. La follia della sua sonorità, la drammaticità teatrale, la ricerca sonora tra macerie di violenza, dissonanze e rumori per costruire un viaggio occulto, spettrale e onirico nel buio più profondo. Quel buio dal carattere gotico, dalla struttura black metal e dal retrogusto crust, noise, dark, ambient esoterico per un doppio cd che ai più risulterà una tortura ma che alla luce dell'avanguardia, splenderà come un nuovo sole, geniale nel suo aspetto oltranzista, senza remore nell'impatto, altamente atmosferico ed evocativo nel suo essere tritacarne sonoro, contraltare black dei capolavori noise di Zeni Geva in ambito alternativo d'avanguardia, paragonabile nell'estremità sonora al capolavoro devastante dal titolo 'Vexovoid' dei Portal o ad 'Evolution Through Revolution' dei Brutal Truth, uniti alla maestosa destrutturazione dei migliori Blut Aus Nord, filtrati dalle allucinazioni sperimentali di casa Beherit, con il lato gotico sacrale d'altri tempi caro ai migliori Fields of the Nephilim. Questo doppio cd intitolato 'The Streams of Terror' (cd 1 dal titolo 'Chains' con otto brani e cd 2 'Threads' con altri quattro) cavalca una nuova onda di musica reale, liquida, violenta e malatamente sinfonica che arriva da mondi senza tempo e tenebrosi, una realtà psichica altamente inquinata e allo stesso tempo tanto presente e penetrante da non lasciare scampo. Questa one man band russa capitanata dal geniale tuttofare Sadist, attiva sin dal 1999 con un numero elevatissimo di pubblicazioni, ha superato con questo inquietante lavoro, giudicabile esclusivamente a livello emotivo e licenziato via S.N.D. Productions, quel confine musicale che altre band più blasonate nemmeno riescono lontanamente ad immaginare. Questo non è black metal, è solamente il buio migliore, il suono dell'oscurità perfetta! (Bob Stoner)

(S.N.D. Productions - 2013)
Voto: 90