Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Regarde Les Hommes Tomber. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Regarde Les Hommes Tomber. Mostra tutti i post

venerdì 18 settembre 2015

Regarde Les Hommes Tomber - Exile

#PER CHI AMA: Black/Postcore/Sludge, Altar of Plagues
C'era una certa attesa per il secondo lavoro dei transalpini Regarde Les Hommes Tomber, che avevano ben impressionato (anche il sottoscritto) con il loro debut album omonimo, uscito per la sempre più attiva Les Acteurs de l'Ombre Productions, ormai focalizzatasi alla ricerca di talentuose band nella scena post black. Li avevamo descritti come una sorta di black contaminato da post metal e sludge, con influenze che sfociavano nel sound torbido di Neurosis e Cult of Luna. 'Exile' ripropone quelle sonorità ma ce le offre corredate di una classe sopraffina che esplode con una certa dirompenza in "A Sheep Among the Wolves", song che mette in scena tutta l'ecletticità dell'ensemble di Nantes: incipit tribale e poi tutta l'adrenalinica furia del quintetto divampa come il peggiore degli incendi. Il sound però ben presto assume un'altra fisionomia e dal black si vira verso lidi più lugubri, prima del post e poi dello sludge. L'arcigna voce di Thomas, che lo scorso anno sostituì U.W., si mostra malefica e carismatica al tempo stesso, e ben si amalgama con la ferocia di fondo dei RLHT. L'impeto dei nostri però non si placa nemmeno nella successiva "Embrace the Flames" dove anzi, la band alza ulteriormente il tiro con un carico di atmosfere nefaste e caustiche ritmiche, che comunque garantiscono una costante melodia di fondo e rendono 'Exile' ancor più appetibile. Un breve intermezzo e si precipita nelle atmosfere sulfuree di "...To Take Us", il pezzo più scuro dell'album, quello che ha più punti di contatto con il claustrofobico sound degli Altar of Plagues. E la sensazione di vertigine da assenza di ossigeno, si manifesta anche nella demoniaca "Thou Shall Lie Down", introversa, ossessiva, malata e con delle velenose sferzate di intima violenza post black che la votano come il mio pezzo preferito di 'Exile'. L'album si chiude con la traccia più estesa del disco, "The Incandescent March", undici minuti che si aprono con tocchi delicati che pian piano vanno crescendo in intensità, per il definitivo colpo di grazia che i Regarde Les Hommes Tomber sono pronti ad inferire in quest'ultimo drammatico brano di 'Exile' che pur evocando lo spettro di Blut Aus Nord e Deathspell Omega, pone seriamente il combo francese tra i candidati più accreditati a raccogliere lo scettro degli Altar of Plagues. Pestilenziali. (Francesco Scarci)

(Les Acteurs de l'Ombre Productions - 2015)
Voto: 80

lunedì 29 aprile 2013

Regarde Les Hommes Tomber - Regarde Les Hommes Tomber

#PER CHI AMA: Post Black, Addaura, Wolves in the Throne Room, Cult of Luna
Da non confondere col film omonimo “Regarde les Hommes Tomber” del 1994, tratto dal romanzo “Triangle” di Teri White, la band è l’ennesima new sensation proveniente dal suolo transalpino. Il suono di un tamburo è il preludio che apre il debut di questo misterioso quintetto di Nantes, un lavoro all’insegna di sonorità assai contaminate. Neppure ce ne fosse bisogno è già l’intro a sottolinearmi lo stile dei nostri, che come impatto iniziale, ricorda vagamente l’oscurità mortifera dei Neurosis. E qualcosa di inquietante si cela sotto la cenere, ne sono certo, lo percepisco. “Wanderer of Eternity” ne è la conferma: la proposta dei nostri è un’apocalittica visione del mondo al collasso, uno spaccato di una società decadente, fotografato da un sound borderline tra post/sludge (Cult of Luna style) e il black metal. Nelle melmose sabbie mobili si nasconde una bestia mostruosa che sinuosa striscia come il peggiore dei serpenti. Le chitarre rotolano pesanti, affiancate dai vocalizzi arcigni di U.W. “Ov Flames, Flesh and Sins” ha un’atmosfera pesantissima, l’aria si fa irrespirabile, le nubi si addensano minacciose. Le sonorità malsane dei RLHT sono inquietanti, con ritmi sempre apparentemente sotto controllo; ridondanti nel loro incedere, alla fine hanno un meraviglioso effetto frastornante, acuito dalla efferatezza di una fuga post black. Ecco che i lineamenti della bestia si fanno più nitidi e riesco a vederla di fronte a me: la testa è quella dei Neurosis, ma poi ecco emergere il corpo e la sua spaventosa forma che incarna quella dei Wolves in the Throne Room che si esplica in ritmiche funeste, e “Sweet Thoughts and Visions” ne è la prova. L’inquietudine della title track prepara il terreno a quello che mi aspetto sia il tremebondo finale. Mi faccio trovare pronto a vedere la morte in faccia, ma “A Thousand Years of Servitude” prima, e la conclusiva “The Fall” non mostrano ancora pienamente gli artigli dei nostri. Sembrano incompiute, pur comunque offrendo ottimi spunti di un post black che sta crescendo sempre più, fa proseliti nelle masse e presto annienterà questa schifosa società. Dannatamente oscuri. (Francesco Scarci)

(Ladlo Productions)
Voto: 70

https://www.facebook.com/rlhtband