Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Preternatural. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Preternatural. Mostra tutti i post

sabato 2 ottobre 2010

Preternatural - Statical


“Non esiste Paradiso. Non esiste Inferno. Esistono solo questo mondo e il suo oscuro riflesso... e noi non sappiamo, in quale di questi, siamo”. Con questa frase (liberamente tradotta dal sottoscritto) si apre “Statical”. Un incipit su cui il mio parroco avrebbe qualcosa da ridire, per nulla rassicurante, ma illuminante su quello che si ascolterà. Non amo menare il turibolo, però questi lituani Preternatural sono notevoli e un po’ mi fa rabbia pensare a quanti gruppi metal interessanti vengano dai paesi dell’est, e a quanti pochi dall’Italia. Partiamo, formazione della band di Riga (con la “R”, mi raccomando): Serg (voce e chitarre), Volod (chitarre), Den (basso), Gin (batteria) e Euge (tastiere e campionatore). Questo album mi ha colpito subito: ben prodotto, sound cristallino, si sente tutto egregiamente bene. La voce del cantante è adatta al genere, mai particolarmente monotona grazie a momenti più melodici, ma una certa ridondanza non si evita. Le chitarre sono ben suonate, spesso tirate ma non eccessive in assoli stucchevoli o troppo tecnici. La batteria non è da meno, con ritmi velocissimi che si alternano a cambi di tempo più lenti con una naturalezza invidiabile. Il suono del basso un po’ si perde, nascosto dagli altri strumenti, ma il livello anche qui è alto. Le tracce sono undici e di primo acchito ho pensato fossero troppe; mi ero preparato ad certo livello di stanchezza e di mancanza di idee verso la fine disco. Invece, sebbene qualche spunto in più sarebbe stato il benvenuto, le canzoni scivolano via che è un piacere. Sono potenti, tirate e trovo piacevoli alcune parti in cui si sfiorano addirittura le sonorità black. Mi piacciono inoltre il contributo delle tastiere e l’uso del campionatore in quegli stacchi dalla velocità, che permea le songs. Questi inserti non snaturano il lavoro e sono in grado di sottolineare alcuni momenti più melodici, aperture più lente e inizi di canzoni. Apre l’album ”Timewarp” molto tirata, ma forse debole rispetto ad altre più convincenti. Ascoltate “Lunar Cry”, in cui i suoni sintetici all’inizio si amalgamano poi con altri più metal e melodici senza quasi accorgersene. Nella seguente “Mirror Beast” si trovano esempi di come le tastiere esaltino una parte più lenta, senza che la forza del pezzo si perda; molto evocativa anche “Statical”. Mi colpisce “Needles Around Your Heart”, per l’abilità dei nostri ad unire diverse ritmiche senza mai stancare. Chiude l’album una ben fatta cover di “Enjoy the Silence” dei Depeche Mode. Una buona parola per il booklet con i testi completi, per il design grafico e in particolare per le foto dei componenti. Un album piacevole. Bene bravi bis! (Alberto Merlotti)

(Aghast Recording)
voto: 80