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giovedì 30 aprile 2015

Dementia Senex & Sedna - Deprived

#PER CHI AMA: Post Black/Sludge Death Doom
Oggi vi propongo questo split EP registrato da due gruppi, i Dementia Senex e i Sedna, che già abbiamo avuto modo di conoscere qui nel Pozzo dei Dannati. Quando mi hanno proposto questa recensione avevo i miei dubbi, pensando a un lavoro di due soli brani. Poi ho iniziato il mio ascolto da "Blue Dusk" dei Dementia Senex: sono rimasto piacevolmente colpito da come la band, abbia saputo coagulare, mescolare e rendere in un'unica forma, un'esperienza musicale sopra le righe. Nella traccia si mescolano infatti atmosfere tranquille, quasi desolanti, e si percepisce come l'approccio dei nostri sia cosi intimistico e introspettivo, ecco direi una calma quasi rassegnata, senza comunque abbandonare le atmosfere create dal death doom atmosferico del combo romagnolo. Il brano si rivela una profonda esperienza musicale, dettata dalla capacità dei nostri di amalgamare perfettamente atmosfere cosi disperate (frutto di un vocalist dallo screaming aspro) e disparate, in un unico flusso sonico da brividi. Per quanto riguarda i Sedna, il brano del trio cesenate, s'intitola "Red Shift" e il loro approccio è totalmente diverso rispetto ai compagni di split: i tre giovani creano atmosfere post metal, senza disdegnare frequenti ammiccamenti al black metal sia a livello vocale, ma soprattutto per quelle distruttive accelerazioni che evocano gli Altars of Plagues o una versione più onirica dei Deafheaven. Frenetici e violenti, i Sedna si abbandonano in atmosfere più ferali rispetto ai loro compagni di avventura, offrendo oscure atmosfere apocalittiche. Nel complesso questo split EP è un buon lavoro, che inganna il tempo in attesa di ascoltare i nuovi full length delle due band. Sicuramente una bella scoperta per il sottoscritto... Consigliatissimi! (PanDaemonAeon)

(Drown Within Records - 2015)
Voto: 75

giovedì 9 gennaio 2014

Pandemonium - Whispers

BACK IN TIME:

#PER CHI AMA: Death Doom
Dopo il Natale, i panettoni e le abbuffate, torniamo ad assaporare, un bel dolce dal gusto metallico, con le note di questo gruppo svedese (Lund), chiamato Pandemonium, e il loro ultimo ormai datato album 'Whispers'. Il cd è composto da 7 brani; superati i preamboli, immergiamoci nel lavoro dei nostri. Il cd sin dalla prima track “Whispers of the Damned” si fa subito notare per la sua violenza e per le atmosfere cupe che riesce a creare. I riff di chitarra suonano distorti e pesanti, la batteria si presenta brutale cosi come il growling, bello grezzo, anche se non mancano parti di voce pulita. Nota positiva per le parti di tastiera ben studiate e suonate, risuonano malinconiche nella brutalità dei pezzi. Le tracce da segnalarvi: “Organic Pain Collector” per quei suoi nostalgici tocchi di pianoforte, “Behold the Firestorm of Ages” per il suo dualismo ferocia/dolcezza e “Behind The Mask” song dal bel tiro. Queste sono le tracce più rappresentative del cd, nelle quali maggiormente si nota la veemenza e l'oscuro feeling che il cd è in grado di emanare. Unica nota stonata dell'album la mancanza di nuovi spunti, di una originalità assai lontana dalle band di primissimo piano, anche se il lavoro nel suo complesso risulterà comunque un valido esempio di death doom melodico con i classici lunghi pezzi che purtroppo alla fine ci riportano al pensiero “questa l'ho già sentito”, per quel suo sound troppo legato agli stilemi del genere. Mi aspettavo di assaporare una pietanza nuova e mi sono ritrovato a mangiare la solita minestra. Auspico pertanto che in futuro ascolteremo la band in una nuova veste, guidata da un nuovo impulso compositivo. (PanDaemonAeon)

(Self - 2008)
Voto: 60

http://www.pandemonium-metal.com/

domenica 22 gennaio 2012

Cradle of Filth - Darkly, Darkly, Venus Aversa

#PER CHI AMA: Black Gothic Symph
È un piacere per me, presentarvi l’ultima fatica dei Cradle Of Filth. Li avevamo lasciati con “Godspeed on the Devil’s Thunder”, sono ritornati con un capolavoro, un melodramma in musica, basato sulla storia di Lilith intitolato “Darkly, Darkly, Venus Aversa”. Questo nuovo concept album dei Cradle è suddiviso in due cd, uno con 11 track e un secondo con 4 brani. Il primo cd si apre con “The Cult Of Venus Aversa”, dove un bel clavicembalo dolce, dalla melodia settecentesca, fa da apripista, accompagnato da una voce femminile, che sembra quasi prepararci a questa esperienza musicale, e sembra quasi minacciarci quando dice “stanotte arrivo per te…” ed è vero, questo cd sembra avere una vita propria, delle proprie emozioni… Dopo questo attimo di tranquillità (non ve ne aspettate molti questo cd è totalmente violento, potente, devastante e come sempre erotico), il pezzo si concede a noi in tutta la sua brutalità: la batteria inizia le sue rullate veloci, la doppia cassa ci colpisce allo stomaco, le chitarre sono distorte, veloci, mai scontate, sempre in puro stile Cradle sia chiaro, tuttavia c’è da notare quale egregio lavoro sia stato fatto, quando scopriamo la voglia di usare riff diversi, lontani dai soliti canoni black o gothic. Dopo i sette minuti iniziali decisamente oscuri della opening track, ho come la percezione di respirare la stessa aria di “Midian”, per lo meno quella stessa creativa genialità. Passando a “One Foul Step From The Abyss”, una bella melodia di pianoforte ci dà il benvenuto, alla quale poi si attaccano ben presto delle melodie orchestrali, prima della deflagrazione del pezzo vero e proprio: brutale in pieno stile CoF, con i riff di chitarra che per tutto il pezzo si mescolano con le parti orchestrali innescando forti sensazioni, senza mai deludere, anzi meravigliandomi sempre di più, per la vena creativa di Dani (la cui voce è certamente più matura) e soci. Passo a “Retreat of the Sacred Heart”, il suo inizio ricorda “Glided Cunt”, ma è molto più cattiva con il rifferama sempre molto acuminato a supporto di ottime parti atmosferiche, vero pezzo forte di questo lavoro. “Persecution Song” mostra un’altra avvincente melodia di piano iniziale prima di abbandonare progressivamente la propria rilassatezza fino al ritornello centrale. In questa canzone c’è una perfetta amalgama tra i vari momenti (feroci e sognanti), come se si fosse in teatro ad assistere ad una rappresentazione, i cui atti però li ritroviamo in una solo brano. “Lilith Immaculate” si lascia ricordare per la bella voce femminile e il chorus centrale. Skippo velocemente (non vorrei tediarvi troppo) a “Forgive Me Father (I Have Sinned)”, (che è anche il primo singolo estratto dall’album e del quale è stato fatto il video) dove veniamo accolti da una bel riff di chitarra iniziale e dove rimango sorpreso dal modo di cantare di Dani che nella sua veste pulita, devo ammettere possedere una gran bella voce. Ritroviamo sempre la solita batteria quasi da sincope cerebrale, davvero questa volta i nostri hanno sovradosato il tutto con intelligente irruenza. Del secondo cd vorrei citare “Mistress From the Sucking Pit”, che ancora una volta si apre con un meraviglioso piano, che poi viene fagocitato dall’entrata distruttiva e potente della ritmica. Tutto in questo pezzo scorre veloce, dalla batteria frenetica e tipicamente black, al riffing distorto che sembra quasi tagliare l’orecchio all’ascoltatore, prima di trascinarmi verso la fine del pezzo, in un misto di sensazioni angeliche e demoniache, alle quali non sono stato in grado di sottrarmi. Il pezzo corre via, veloce come un'esecuzione di un condannato a morte, maledettamente trascinante, prima che le chitarre si mischino ad un assolo di piano pulito, morbido quasi delicato, che contrappone la propria dolcezza ed eleganza alla malvagità degli altri strumenti. Posso concludere questo viaggio nel mondo infestato da creature demoniache, consigliando caldamente l’acquisto e l’ascolto in religioso silenzio, affermando con certezza che per l’ennesima volta la band d’Albione, è riuscita a regalarmi le sensazioni che mi aspettavo, sebbene da più parti siano stati accusati di essere divenuti commerciali. Ebbene, mi trovo completamente in disaccordo con queste affermazioni perché la musica è l’unica cosa sulla quale ognuno di noi può vederla in maniera soggettiva: per me i Cradle non si sono venduti, ma sono semplicemente cresciuti ed evoluti artisticamente, nella vita si cambia, non si può fare solo musica da segheria… Che dire quindi, se non complimenti ai Cradle che per me hanno centrato di nuovo l’obiettivo, conferendo arte, stile, ed eleganza ad un genere un po’ troppo bistrattato. (PanDaemonAeon)

(Peaceville Records)
Voto: 85
 

lunedì 16 gennaio 2012

Torsense - World of Harmony Without You

#PER CHI AMA: Black Symph, Dimmu Borgir, Cradle of Filth
Ritorniamo a recensire un buon cd di un gruppo di origine russa, i Torsense: “World of Harmony Without You” contiene 10 brani. Dopo i consueti preamboli iniziali, parliamo in dettaglio delle song. Il cd sin dal suo inizio suona potente, deflagrante, dannatamente ritmico e brutale, scevro di qualsiasi momento di rilassamento ma anzi tutto il contrario; questo è un lavoro che coinvolge, ti trascina con sé, nel suo mondo, nella sua dimensione. Detonanti mi viene da pensare. Le armonie musicali non sono mai scontate anche se legate strettamente al genere, tuttavia il combo russo ha trovato una propria dimensione, un proprio mondo, una propria strada e questo non ci può fare altro che un gran piacere. Il cd scorre veloce, musicalmente e ritmicamente potente e cattivo. In tutto il lavoro, si percepisce la voglia di dare una propria impronta, senza per forza scadere in quella sensazione di noia da ripetitività; in ogni brano, in ogni ascolto c’è da scoprire qualcosa di nuovo, qualcosa di piacevole. Qui troveremo chitarre pesanti, una batteria che esplode in una ritmica selvaggia; ci sono poi le parti orchestrali e la suadente voce femminile, sempre assai elegante. “World of Harmony Without You” è un uragano nel cervello, come pochi... Pezzi come “Thunderstorm”, “Aridization”, “Immersion In To Darkness” o “Quake Of The Earth“, sono pezzi che danno l’idea della brutalità dei nostri con un sound devastante, ispirato ai maestri del genere, Cradle Of Filth (dei primi lavori), e Dimmu Borgir, per quelle atmosfere cupe contrapposte alla pomposa sinfonia che popola questo lavoro. Cosa interessante dei Torsense è poi il cantato, rigorosamente in lingua madre (russo), che rende il tutto ancora più particolare ed affascinante. Il decimo pezzo è una bonus track, e devo dire che, anche se è la song che chiude il lavoro, arriva dritta nella testa e nello stomaco. Questo lavoro sintetizza in sé, bravura musicale e creatività, il che vi farà venire voglia di riascoltarlo, sicuramente acquistarlo e tenerlo nella nostra discografia. Non vi annoierete di certo ad ascoltarlo, in quanto i ragazzi russi hanno preso la strada giusta e meritano di essere seguiti; in attesa di un loro secondo lavoro (non fateci aspettare troppo però), il mio pollice vira verso l’alto; bravi ragazzi, andate forte, i nostri occhi sono puntati piacevolmente su di voi. Alla prossima. (PanDaemonAeon)

(Grailight Prod.)
Voto: 75

http://www.myspace.com/torsenseband

giovedì 27 ottobre 2011

Ea - Au Ellai

#PER CHI AMA: Funeral Doom
Ultimamente ho avuto il piacere di ascoltare questo gruppo che non conoscevo assolutamente. La band si chiama Ea, arriva dalla fredda Russia, questo “Au Ellai” rappresenta il loro terzo album, il primo risale al 2006 “Ea Taesse” (del 2009 invece “Ea II”). La particolarità che mi ha colpito in primis è il nome (Ea infatti è una divinità che deriva dalla mitologia Accadico-Babilonese e che ritroviamo anche in quella sumera con il nome di Enki); in secondo luogo, la lingua con cui cantano e scrivono i testi. Difatti la lingua che sentirete nell’ascolto (almeno per quanto riportato nel web) si è potuta ricreare tramite ricerche archeologiche. Già solo ciò sembra promettente e stuzzicante, per chi come me è appassionato di mitologia e civiltà antiche. Il cd è formato da 3 lunghissime tracce, aperte da “Aullu Eina” che dura la bellezza di 23 minuti. Come apripista è ottima e ci fa capire subito come suonerà l’album: funereo e cupo, con la chitarra impostata su un tono rilassante, sempre ben ritmata, accompagnata da un drumming lento e sinuoso. Il pezzo suona quasi come una epica, dannata e nera marcia funebre, assai complesso nel suo evolversi: ottimi arpeggi, delicati tocchi di pianoforte e parti classiche affidate a malinconici violini che si intersecano in lugubri atmosfere. Il pezzo ha una virata verso la parte finale dove la batteria si fa più violenta, ma passato questo attimo di risveglio, ci si può rimettere a sognare le oscure e cupe atmosfere che l’act sa creare. L’ascolto del cd è impegnativo per la durata dei pezzi, ma posso dire che è assai piacevole ascoltarlo proprio perché non stordisce ma anzi, quasi lo consiglierei per meditazione. Le altre track non si discostano molto dalla prima, presentando costantemente il tema tipico funeral. Ecco, ne consiglio l’acquisto e l’ascolto ai soli amanti del genere. Questi ragazzi russi hanno trovato le loro atmosfere, il loro mondo, e sono sicuramente da tenere d’occhio. Il cd si conclude con la track “Nia Saeli a Taitalae”. Già dal suo inizio si stagliano sullo sfondo tastieristico cori gregoriani, che ci fanno entrare in una dimensione mistica, sognante, rilassante, ma allo stesso tempo dannata, cupa, oscura. Il pezzo dura altri 18 minuti, e non abbandona mai le ambientazioni iniziali anzi le cavalca fino alla fine, fino ad accompagnarci al termine di questo funebre viaggio nel mondo dei Ea. A nostro parere, per la particolarità della proposta, diamo un voto alto e un plauso a questi ragazzi; vi terremo sicuramente d’occhio! (PanDaemonAeon)

(Solitude Productions)
Voto:75

domenica 18 settembre 2011

Sulphur - Thorns in Existence

#PER CHI AMA: Black Metal
Arrivano dalla Norvegia (Bergen), sono al loro secondo full lenght (il primo lo abbiamo avuto nel 2007, “Cursed Madness”) intitolato “Thorns In Existence”: si tratta dei Sulphur e del loro cd composto da 11 tracce, mai eccessivamente lunghe, la cui musica è paragonabile a quella di altri gruppi, in quanto i ragazzi hanno saputo crearsi una propria anima musicale. Immergiamoci in questo lavoro dei Sulphur: l’abum viene aperto da “Revelation”, dove subito notiamo la particolarità dell’inizio con un bel pianoforte che ci accompagna con un bell’arpeggio che si amalgama perfettamente a delle vocals che rendono il tutto parecchio inquietante. Il pezzo corre via con dei riff di chitarra ben studiati che esplodono in tutta la loro violenza, brutalità e cattiveria. La batteria è una mitragliatrice dritta allo stomaco, elettrizzante. Quando passiamo a “True Father of Lies”, iniziamo a farci seriamente un'idea di che pasta siano fatti questi ragazzi scandinavi: fraseggio di chitarre taglienti, fatte risaltare da un drumming devastante. Il pezzo scorre, alternando momenti di violenza totale, con attimi di inaspettata atmosfera. La voce è tipica del genere ma ben giocata con una effettistica vocale molto particolare che rende il tutto più stuzzicante e oscuramente bello. Quando inizio ad ascoltare “The Purifying Flame”, vengo accolto con mia somma e piacevole sorpresa da una batteria che non da respiro. Il pezzo si placa per qualche istante, con delle tenui parti di tastiera, prima di riprendere vita, con vigore e violenza e ancora una voce tenebrosa ad accompagnare perfettamente la music ben suonata, dando al pezzo una sua entità, un suo marchio di fabbrica. Il pezzo alla fine crea perfettamente la tipica atmosfera black. In “Hunting Sickening Seas”, nulla viene lasciato all’immaginazione: tetro, nero come la pece, colmo di malvagità, sembra quasi vibrare di una propria energia. Un riffing claustrofobico e paralizzante ne contraddistinguono il suo andamento, bilanciato da un bel intermezzo con chitarre pulite, rotto dalla feralità che riprende il tema del suo incipit. “Luna Noctiluca”, è un'altra song tipicamente black anche se compare l’utilizzo di cori in stile gregoriano, che si fonde con un riffing distorto, spasmodico e distruttivo che non da tregua; molto bello inoltre il violino nel finale. Quando arrivo al pezzo “Into Nothingness”, vengo travolto da un’ondata di emozioni, sento la batteria che cresce e picchia come un pugno nello stomaco molto ben assestato, per la sua brutalità dilagante. Concludo la mia esperienza con i Sulphur, promuovendoli ampiamente, per quel loro feeling maledettamente oscuro. Non sperate di annoiarvi con le 11 track di questo “Thorns in Existence”, cd che deve far parte della nostra collezione, un sound che in questo genere così inflazionato è difficile trovare in un gruppo: i Sulphur ci sono riusciti con nostra somma delizia. Complimenti ragazzi , andate avanti così! (PanDaemonAeon)

(Dark Essence Records)
Voto: 75

sabato 14 maggio 2011

Fragile Art - Axiom

#PER CHI AMA: Swedish Death, Soilwork, In Flames
Dopo colpevole ritardo, ci siamo resi conto di aver lasciato indietro un nuovo gruppo abbastanza interessante, che proviene dalla Russia, i Fragile Art. Il loro primo cd è datato 2007, registrato per la CD-Maximum intitolato “Axiom”. La release in questione è composta da 10 track, mai troppo lunghe, che quindi scorrono via piacevolmente. Il lavoro ci sorprende subito per l’uso notevole e quasi assiduo di synth, che fanno percepire i brani molto diversi dal solito melodic death in voga. “Axiom” si apre con “From Blind Love To Wild Hate”, brano che sorprende e aggredisce subito il nostro udito, sorprende perché c’è una inaspettata parte di synth e poi inizia con una batteria parecchio aggressiva, come anche i riff di chitarra, che suonano distorti e aggressivi; una ottima partenza direi perché il pezzo suona davvero interessante specie nelle parti di “musica elettronica“ (spero la band non si offenda). Il tutto scivola via piacevolmente e non abbandona mai quell’atmosfera poeticamente aggressiva che aveva creato all’inizio. Altra citazione d'obbligo è per “Not Dead Not Alive “ che attacca subito forte, aggressivo e cattivo con la batteria che sembra correre su un binario immaginario di potenza e frenesia. I riff di chitarra nella loro distorsione instillano in chi lo ascolta un'alta dose di adrenalina. La title track ha un inizio molto violento, con la doppia cassa della batteria che arriva in gola. Le chitarre offrono riff molto veloci e distorsioni che non stonano mai l’ascoltatore. Si fa notare la parte di pad, un bel arpeggio che si amalgama alla grande con la ritmica. Il tutto suona molto piacevole, ideale per un bel viaggio on the road. Il pezzo non perde mai il suo mordente iniziale, anzi ad un certo punto va anche in un crescendo di armonie distorte delle chitarre. Non menziono particolarmente la voce con il tipico growling del death metal. Il cd nel suo complesso mi ha particolarmente colpito in positivo, possiamo decisamente ritenerlo un buon punto di partenza, anche se suggerirei alla band di concentrarsi particolarmente sulle parti elettroniche e di synth, che contribuiscono a dare quella caratteristica distintiva e ricercata al cd, senza per forza ammiccare a gente del tipo di Soilwork o ultimi In Flames. Per concludere, mi sento di consigliarne l’acquisto perché la musica proposta dai Fragile Art è valida ed interessante, vi terremo sott’occhio, il margine di crescita è ampio, ora sta solo a loro maturare! (PanDaemonAeon)

(CD-Maximum)
Voto: 75

venerdì 1 aprile 2011

Neron Kaisar - Magnum Incendium


Loro arrivano dalla fredda Federazione Russa, sono al debutto con questo lavoro di nome “Magnum Incendium”. Sono i Neron Kaisar e di certo di freddo hanno solo il luogo di provenienza. Il loro Symphonic Black Metal è caldo, violento, brutale e cosa che non guasta mai, una ottima miscela tra parti classiche, chitarre e un incedere imperioso della batteria, un'amalgama perfetta e ben riuscita. Il cd è composto da 11 tracce (ah, fate attenzione perché la traccia n° 8 “Chaotic Profane Phenomena” è una cover dei Thyrane). La track list è ascoltabile e ben organizzata, anche perché, a gran sorpresa, i Neron si discostano dal genere per quanto riguarda la durata dei pezzi. L’unica che va al di sopra dei 4-5 min è la traccia 10, “Bloody Black Terror”. Il cd proprio per questa peculiarità, scorre via veloce e non annoia mai anche perché le canzoni sono ben strutturate con gli strumenti che si intrecciano in un tribale e incalzante ritmo furente con un growling mai troppo esasperato. Annotatevi sul taccuino la track 5, “Burn And Dominate”, dove un bellissimo assolo di chitarra squarcia l'orizzonte tenebroso (i “tecnici” lo apprezzeranno); “Malice, Hate And Sorrow” e “Bloody Black Terror”, ne consiglio l’ascolto, non sono canzoni ma un’esperienza, specie nella prima dove compare una bellissima parte di pianoforte. Il cd si chiude con “Incendio Absumptae (Outro)”, un pezzo del tutto strumentale molto cupo, che accompagna la fine del nostro ascolto fuori dal mondo dei Neron. I Neron Kaisar, per essere alla loro prima esperienza con un full lenght, mi hanno piacevolmente colpito e mi farebbe molto piacere se in futuro ne sentissi ancora parlare, di certo non ci stupirei, anzi concludo dicendo avanti così, la strada è quella giusta, con una buona dose di atmosfera, buoni musicisti e buone idee che senza dubbio non guastano mai, anzi... (PanDaemonAeon)

(Grailight Productions)
Voto:70

sabato 26 febbraio 2011

Arcane Grail - Arya Marga


Avevamo lasciato i due fratelli Grail (Demether e Natalie) nel 2008 con il cd “Cemetary Of the Lost Souls” dove avevano stupito a dir poco. Nel 2009 ritornano con un altro cd, “Arya Marga”, ennesima finestra sul mondo degli Arcane Grail. Il cd è composto da 8 track più una versione in lingua madre (russo) di "Arcane Grail", la canzone che apre il cd. Ma andiamo a guardare più da vicino il mondo incantato dei nostri: la release si apre con la traccia omonima, apripista e guida per scoprire la proposta musica del combo russo e già capiamo la qualità buona della proposta musicale, assolutamente mai banale. Il sound è molto potente, ma allo stesso tempo si accavallano elementi sinfonici (in quasi tutte le canzoni), melodie dal sapore medioevale (“Sorrow Forgotten Pride”), ritmi quasi marziali e sempre potenti (“Imprisoned in the Greatest War”). Vorrei spendere una parola in più, per la voce di Natalie, veramente degna di nota, brava, mai esagerata e nella canzone “Die Sonnenhymne”, dà sfoggio della sua bravura e della potenza e dolcezza della sua voce, davvero complimenti. Il cd si chiude con il brano “Inquitous Yoke” che risalta per la veemenza con la quale l'ascoltatore percepisce sin da subito il brano. "Arya Marga" è un album che in tutte le sue parti risulta ben studiato, soprattutto la parte strumentale, con un riffing sempre ben supportato dalle parti di batteria, con le parti sinfoniche sempre caratterizzanti, talvolta rilassanti, che decretano un ottimo lavoro per questo gruppo che viene dalla fredda Federazione Russa. La tracklist ha diversi punti vincenti da offrire e alla fine l’ascoltatore arriverà su quella finestra dalla quale finalmente potrà scrutare il mondo degli Arcane Grail. Vale la pena immergersi nelle note di questo lavoro, che vi spingerà in un oscuro pellegrinaggio in un mondo magico, sinfonico e violento, partorito dalle brillanti menti di questo sestetto. Nel nostro piccolo possiamo dire “se è questo il freddo che vien dalla Russia, è sicuramente ben accetto”. Gli Arcane Grail hanno trovato la loro strada e la stanno percorrendo alla grande e questo lavoro ne è la conferma. Sono certo che i nostri potranno fare cose sempre migliori nel corso del tempo, perché le potenzialità ci sono, eccome! (PanDaemonAeon)

(Musica Prod.)
Voto:75

domenica 6 febbraio 2011

Black Infinity - 666 Metal


Arrivano dal Vietnam (Saigon), questi Black Infinity, gruppo formatosi nel 2006. Il loro lavoro posto alla nostra attenzione è “666 Metal” (già il titolo appare un po’ scontato) registrato nel 2009 per la SongNam.Il cd è composto da 11 brani e lo stile è un tipico melodic death unito a ruffianerie tipiche del gothic metal. I ragazzi promettono bene, ma a causa della loro immaturità, mostrano poche idee innovative, poiché probabilmente hanno voluto lavorare su un qualcosa di “sicuro”, senza osare nemmeno un pochino. Ci sono tipiche ballate metal unite a cavalcate più tipicamente death. Canzoni come “Intro Return For Dying” e “Lost Angels”, possono rappresentare quanto di meglio i nostri abbiano da offrire. Mostra un po’ più di interesse la traccia n° 4, “The Secret”, che offre (nell’intro) una buona unione tra la musica etnica vietnamita (o comunque i tipici suoni orientali) e il gothic metal. La song “Embracing Hearts“ è un’altra tipica metal ballad, quasi rilassante, “diciamo sentimentale”. La traccia numero 7, “When Her Love On Fire”, è invece un pezzo strumentale, con il solo pianoforte che ha il fine esclusivo di denotare la bravura del tastierista ma nulla più. Le tracce “Deathbed Illusion”, ”Celebrating Nightmare”, “God” e “Apocalyptic” (con quest’ultima a chiudere il cd), si rivelano molto violente, ben ritmate, suonate adeguatamente, ma purtroppo non mostrano le potenziali capacità che questa band potrebbe offrire, potendo sfruttare le proprie origini (cosi come hanno invece fatto altri act orientali come Chthonian o Tyrant) e alla fine per tutte le 11 tracce si finisce per percepire una sensazione di già sentito. Peccato! Come dire “Bocciati no! Ma rimandati al prossimo lavoro, sicuramente auspicando che i nostri possano miscelare maggiormente la musica estrema a quella dell’estremo oriente”. (PanDaemonAeon)

(Songnam)
Voto:60

mercoledì 19 gennaio 2011

Benighted in Sodom - Hybrid Parasite Evangelistica


Oggi siamo qui a parlare di un gruppo di ragazzi americani che vengono da Fort Lauderdale (Florida, USA) e si chiamano Benighted in Sodom. Quello che presentiamo è “Hybrid Parasite Evangelistica” full lenght del 2010, che contiene 6 tracce, registrato per la sempre attenta Solitude Productions. Dobbiamo dire che il combo statunitense è parecchio attivo nella fase produttiva, infatti ha sfornato solo nel 2010 ben 6 cd oltre a 5 Ep!!! L’act a stelle e strisce non lo conoscevo per niente, e quando li ho ascoltati sono rimasto inizialmente un po’ interdetto: di certo si può dire che fanno un genere strano, quasi portatore di follia. Il cd al suo primo ascolto suona parecchio lugubre, lento, senza i ritmi sincopati ai quali ci siamo abituati nell’ultimo periodo. In tutto il lavoro possiamo ascoltare un incedere molto lento, quasi ipnotico, con i riff di chitarra mai troppo esasperati, e decisamente scevri da ritmi indiavolati. La voce che ci accompagna (ahimè tra le note stonate del cd) è maligna, malata, arrabbiata, anche se in certi casi penso che non ci stia molto l‘urlato, ma “de gustibus non disputandum est”. L’album si apre con “An Angels Circles the Drain”, che dura la bellezza di 10.53 estenuanti minuti. In questa song ci si imbatte immediatamente nell’aria sulfurea che caratterizza l’intero lavoro che satura fin dalle battute iniziali il nostro respiro. La song suona molto cattiva, senza mai eccedere però in una brutalità fine a se stessa, grazie anche a degli intermezzi acustici assai tranquilli che fanno si che il depressive black del duo americano, si mischi ad un ambient minimalista. I riffs quindi non si rivelano mai troppo violenti, anzi suonano molto puliti e con poche distorsioni ed effetti. “Liquid Flowing From a Slashed” conferma quanto appena detto, grazie ad un inizio con un linee di chitarra molto orecchiabili e ben ritmate, che poi esplodono con il loro incedere cupo e forsennato. Quello che differenzia i Benighted in Sodom da altri gruppi è l’uso di linee armoniche, molto semplici, angoscianti e malinconiche, ma anche decisamente scontate: talvolta si ha quasi la sensazione dell’essere braccati dalla ritmica a tratti psichedelica riscontrabile nel sound dei nostri. “Nightshade & Arsenic” mi ha sorpreso parecchio perché affida il suo incipit ad un assolo di chitarra classica, molto rilassante e orecchiabile; e la chitarra classica continua, tessendo arpeggi non cosi elaborati, ma suggestivi, rendendola l’unica protagonista del tessuto sonoro. Il pezzo suona dolce, lento, sembra quasi che ci culli e rimbocchi le coperte prima di assopirci: molto bello e strano, soprattutto inatteso. Alla fine dell’ascolto del cd tuttavia rimango un po’ con l’amaro in bocca: la band sarà anche produttiva, ma penso sia meglio privilegiare la qualità alla quantità anche perché nulla di nuovo è emerso dalle note di questo poco più che sufficiente lavoro. Il cd a molti alla fine potrebbe infatti risultare noioso o stancante. Rispetto il lavoro della band Floridiana, ma purtroppo non mi ha conquistato, e il lavoro è il classico disco che dopo il primo ascolto non può che finire nel dimenticatoio. Mi spiace ragazzi ma mi attendo molto di più dalle prossime uscite. Per ora una risicata sufficienza può bastare. (PanDaemonAeon)

(Solitude Productions)
Voto: 60

sabato 15 gennaio 2011

Devilish Impressions - Diabolicanos: Act III Armageddon


Dopo l’uscita di "Plurima Mortis Imago", i Devilish Impressions tornano con il loro nuovo cd intitolato “Diabolicanos: Act III Armageddon”, edito dalla Conquer Records. In parecchi hanno ritenuto il lavoro passato come un disco dove il gruppo sembrava passare un periodo di transizione, ma con questo nuovo lavoro, i nostri sembrano aver ritrovato la loro dimensione, la loro creatività, la loro potenza e cattiveria (che non guasta mai). La release si apre con la canzone “T.H.O.R.N.S”, e dalla frase iniziale con la quale vengo investito "We are thorns which killed the fucking god!", ho già una mezza idea di quel che mi aspetta. L’inizio è sfolgorante, trascinante, potente, con la batteria annichilente che si lascia apprezzare ad ogni secondo della opening track, per non essere mai banale e sempre estremamente precisa, complimenti a Icanraz, il dramme del combo polacco. I riff di chitarra anche con i successivi brani, si confermano sempre potenti e melodici, risultando anche inaspettatamente ricercati e mai banali. La voce di Quazarre è davvero notevole ed espressiva, mai esasperata nel suo cantato: segue perfettamente l’atmosfera richiesta dai brani, brani che corrono via piacevolmente senza annoiare mai. Pezzi come “Rex Inferni”, “The Word was Made Flesh Turned into Chaos Again”, “I Am the Son of God” o ”Tales of Babylon`s Whore”, partono con una delicatezza inattesa per poi subire un crescendo di potenza e suggestioni infernali che si amalgamano perfettamente con la sulfurea atmosfera che trasuda l’intero lavoro. Quando si arriva a “Diabolicanos”, “Natas Ro Dog On Si Ereht (Of Plagues and Blasphemy)” e” Har - Magedon”, il cd esplode in un mare lavico di micidiale black metal, dove il gruppo riesce a dare decisamente il meglio di sé, sia a livello compositivo che tecnico-interpretativo, dando prova di grande intensità e cattiveria musicale. Il Cd si chiude con “Mass for the Dead”, song che rispecchia fedelmente lo stile del gruppo grazie a quel suo feeling maligno e infernale. Tutto il lavoro dei Devilish Impressions è da ascoltare, consigliatissimo, molto ricercato nei suoni e intelligentemente studiato anche nella sequenza della track list, infatti sembra quasi che il cd si divida in due parti, una parte più ragionata, melodica, ritmata, quasi con andamento marziale, l’altra violenta e totalmente distruttiva. Buona questa nuova fatica dei Devilish Impressiosns, consigliatissimi! (PanDaemonAeon)

(Conquer Records)
Voto:75

martedì 28 dicembre 2010

Vulture Industries - The Malefactor’s Bloody Register


E’ stato un piacere per me aver ascoltato questo gruppo norvegese che ha le sue origini in Bergen, una sorpresa davvero. Il gruppo si chiama Vulture Industries, e questo è il loro secondo cd completo dal nome “The Malefactor’s Bloody Register” prodotto dalla Dark Essence Records. Il cd è composto da 8 tracce una più bella, strana e particolare dell’altra, dove di certo nell’ascolto non vi annoierete nemmeno un secondo e nei momenti di silenzio non vedrete l‘ora che inizi la track successiva, ve lo posso garantire. Il cd si apre con una breve intro “Crooks & Sinners”, un’apertura di tastiera stile lunapark macabro ma che fa da perfetto apripista alla genialità di questo cd. La seconda traccia “Race for the Gallows”, si presenta con un’alternarsi di clean vocals a voci distorte con le chitarre cupe e violente e la batteria rutilante nel suo incedere. Menzione particolare alla voce, davvero interessante nel suo modo di cantare, che va da linee vocali prettamente metal, poi pulite fino a raggiungere linee sinfoniche, che dire fantastica. Quello che colpisce in tutto il cd è la particolarità quasi esasperata di ricerca di suoni originali e accattivanti seppur chiaramente derivanti dall'avantgarde o dal post rock. In tutto il cd ritroviamo questi giochi di ritmi di batteria violenti, cupi e brutali che poi diventano rallentano nella loro progressione per poi riesplodere ancora una volta con brutalità e controtempi imprevedibili. La stessa cosa la possiamo ritrovare nel riffing delle chitarre, che spaziano tra ritmi quasi compulsivi, sincopati, brutali, cattivi, per poi bloccarsi o andare controtempo con tempi e ritmiche più tranquille. Musicalmente il cd suona davvero bene, e strano, dubito infatti che avrete nell’ascoltarlo, in mente la tipica frase “questo pezzo mi sembra di averlo già sentito”. In questo cd infatti ogni song ha una sua storia e vita e così ogni pezzo ci conduce a sensazioni diverse, una sorta di viaggio lucidamente folle e dannatamente creativo. E’ davvero un piacere poter godere della follia creativa di questi ragazzi norvegesi .La quarta traccia “The Bolted Door”, è davvero un chiaro esempio di quello che sto cercando di spiegarvi: un altalenarsi di riff violenti, brutali sostenuti da una batteria trascinante, cupa e cattiva, oltre ad essere assai complessa e articolata con il surplus dell’aggiunta del sax. Per chi come me ama la ricercatezza, l’osare e la creativa folle, faccia suo questo album senza ombra di dubbioUltima menzione per “This Cursed Flesh”: questo brano rappresenta la sintesi della violenza e della cattiveria, nonché della genialità contenuta in “The Malefactor’s Bloody Register”. Che dire, senza dubbio cari Vulture avete preso la strada giusta ed innovativa, per cui vi seguiremo con molto interesse! Bravi ragazzi, andate avanti così, musicalmente siete molto ispirati e a mio avviso i degni eredi dei grandissimi Arcturus. (PanDaemonAeon)

(Dark Essence Records)
Voto: 80

mercoledì 15 dicembre 2010

Sideris Noctem - Wait Till The Time Is R.I.P.


Il cd posto alla nostra attenzione questa volta, è di una band emergente proveniente dall’Ucraina e si chiama Sideris Noctem. Questo è il loro primo lavoro completo, prodotto dalla sempre presente e attenta BadMoodMan Music. Il cd è composto da 9 track, 8 delle quali inediti del gruppo e un pezzo è una cover degli immensi Katatonia. Dopo questo preambolo, andiamo ad ascoltare il lavoro di questi ragazzi dell’est Europa. Il cd viene aperto da “First Day”, un intro prettamente strumentale, in cui veniamo accolti da una batteria con un rullante molto militare, quasi marziale. Il pezzo si evolve con una piacevole e melodica parte classica fatta di violini e con la batteria a scandire il tempo. Dopo poco meno di un minuto di intro, parte la seconda traccia che dà il nome al cd: questo pezzo entra con un riff di chitarra veemente e duro, che si amalgama perfettamente ad un bel sottofondo di tastiere che rendono il tutto interessante all’ascolto. La ritmica di questo pezzo è sostenuta, ma mai eccessiva e ben suonata. Le voci si alternano tra il growling distorto di Pavel e i classici eterei gorgheggi femminili del soprano Anastasia, che rendono il tutto un po’ più angelico e dolce, arricchendo la performance dei nostri. I riffs delle chitarre si susseguono tra ritmi lenti, poi veloci e violenti che sembrano fare un gioco sonoro atto a rincorrersi. La terza “Binary”, viene scandita all’inizio con dei bei tocchi di pianoforte, che suona dolce, rilassante, entrano poi le chitarre, con riff armoniosi, tranquilli e altrettanto rilassanti, che suonano come una tipica “ballata” metal. Il pezzo scorre via come era iniziato rilassante, ben eseguito con le vocals pulite di Pavel pregne di un pathos estremamente malinconico. Le voci continuano a mescolarsi tra clean, distorsioni e cori femminili. Il pezzo, con i suoi forti richiami ai gods My Dying Bride, non sfocia mai nella violenza; la batteria non segna ritmi esasperati, ma sembra quasi cullare ritmicamente gli altri strumenti. Inizia la quarta traccia “Behind the Mirror of the Winter’s Fall“, e qui i ritmi si fanno un po’ più vivaci, con i riff di chitarra che dipingono malinconici affreschi autunnali. Anche qui le vocals e del resto in tutto il cd, si alternano in un dualismo growl-soprano che alla fine rischia un po’ di stancare. In tutto il pezzo, quello che emerge è il tentativo delle ritmiche di essere più violente violenti, cattive, aggressive, ma mai esageratamente estreme grazie al bilanciamento dato da riff di una seconda chitarra che esegue parti più ritmate. Il pezzo ha un intermezzo tranquillo, rilassante dove il pianoforte con il suo suono morbido sembra cullare l’ascoltatore. La settima song è una graditissima sorpresa: si tratta infatti della cover dei Katatonia “ Without God”, risalente addirittura al primo mitico “Dance of December Souls”. Eseguita decentemente, si fa notare subito la doppia cassa di batteria che fa da sfondo ai riffs maligni black doom. La voce è cupa e oscura. Il tutto viene arricchito dal supporto delle tastiere, certo è che l’originale è tutta un’altra cosa. Si può dire che in tutto il cd, la band ucraina si sforza nel proporre un sound elegante, ma non sempre quello che ne viene fuori è del tutto buono. C’è ancora molto da lavorare, tuttavia noi vi seguiremo! (PanDaemonAeon)

(BadMoodMan Music)
Voto: 70

domenica 7 novembre 2010

Astel Oscora - Eridan


Li avevamo lasciati nel 2009 con il loro primo lavoro “Wormshire” per la MSR Prod., gli Astel Oscora tornano con la loro seconda fatica “Eridan”, questa volta per la Grailight Prod. La nuova release è costituita da 11 pezzi, nei quali non si avverte per niente il “gelo russo“, anzi si percepisce un calore, un’atmosfera e una vitalità incredibili. Il cd si apre con “The Source”, un bel pezzo strumentale che fa da buon apripista per “The Amulet” che deflagra con tutta la sua energia. Tutti gli 11 pezzi si contraddistinguono per un’avvolgente aria ricca di epicità, con atmosfere assai ricercate, segno del duro lavoro effettuato dal gruppo in questo ultimo anno. La tracklist è ben organizzata, con un susseguirsi di canzoni mai banali ma sempre coinvolgenti e bombastiche. L’ascolto, sebbene alcune song eccedano in lunghezza, scorre via veloce, intenso e piacevole. Di certo questo è un cd per chi adora ascoltare band come Limbonic Art o Emperor, grazie alle atmosfere molto particolari, evocative, sinfoniche a tratti surreali. Per essere al loro secondo lavoro, gli Astel Oscora hanno capito il sentiero da percorrere per creare una buona musica che pur non presentando nulla di originale, sa dispensare intense emozioni. Canzoni come “Phaeton”, “God Of Dead Dreams”, “Nimph of Stone”, “Sea of Malice” o “Crimson World”, si presentano ricche di pathos, avvolgenti nel loro incedere, intense e assai varie, cosi come pure anche la title track che chiude e presta il suo nome al cd, è una song assai particolare perché nonostante sia del tutto strumentale, si rivela assai intrigante, oserei dire quasi rilassante, la perfetta chiusura di un lavoro che mostra la progressione della band russa. Musicalmente gli Astel Oscora sono molto bravi, gli strumenti non sovrastano mai gli altri e i vari riffs, sono ben strutturati ed eseguiti. Nel complesso il lavoro è molto buono, gli Astel Oscora promettono bene, sia dal lato creativo sia da quello musicale. Peccato purtroppo, come è inevitabile, che talvolta si scada nel già sentito e si venga presi da una sensazione di stanchezza che per fortuna viene controbilanciato dalla varietà delle parti suonate. Da parte nostra possiamo dire in bocca al lupo ragazzi, siete forti e potrete ottenere ottimi risultati lavorando sodo! (PanDaemonAeon)

(Grailight Prod.)
Voto: 75

sabato 6 novembre 2010

Wedding in Hades - Elements of Disorder


Per chi avesse mai avuto preconcetti sui francesi del tipo “fanno un buon vino”, “hanno avuto Platinì e Zidane” ecc, ci si dovrà ricredere. Abbiamo ascoltato i Wedding In Hades e devo dire che ci hanno sorpreso parecchio e piacevolmente. Questi 4 ragazzi arrivano dalla Francia più precisamente da Saint–Brieuc (Bretagna). Con “Elements Of Disorder” registrato per la BadMoodMan Music, i nostri giungono al loro primo ufficiale full lenght. Il cd comprende 8 tracce e immediatamente stupisce per l’aria innovativa che ci consente di respirare: non è il tipico cd di death o gothic metal, sorprende infatti per il suo discostarsi dalla furia canonica che purtroppo martirizza molto spesso questo genere. Di certo se si vuole ascoltare qualcosa di violento, banale e brutale, decisamente questa release non farà per voi. “Elements Of Disorder” è un disco innovativo, le linee di chitarra suonano alle mie orecchie come nuove, fresche e ricercate. Di certo quel che emerge dall’ascolto di questa prima uscita, è che i ragazzi hanno osato e a nostro parere hanno fatto bene. La track list è ben organizzata e il cd scorre via piacevolmente senza alcun modo stordire l’ascoltatore (cosa da non sottovalutare). Nota interessante da rilevare, a parte la bravura dei musicisti che rendono l’album piacevole all’ascolto è la voce, voce che viene utilizzata sia nel modo oscuro del gothic, che col growling tipico del death, senza disdegnare l’utilizzo di clean vocals. Questa miscela rende questo lavoro un vero, buon punto d’inizio per questi quattro ragazzi transalpini. Se si dovesse trovare un difetto all’album (se poi di difetto vogliamo parlare), bisogna dire che purtroppo le canzoni risultano talvolta alquanto lunghe, ma per fortuna, grazie all’ottima miscela di riffs, con parti alternate tra momenti veloci e violente a momenti più tranquilli e quasi rilassanti, con la voce che si dipana tra grugniti violenti e brutali, per poi diventare quasi dolce, mostra la spiccata disinvoltura dei Wedding in Hades nella ricercatezza di una propria definita identità. Nel suo complesso, questo debut merita di essere ascoltato (e acquistato), per cogliere la ventata di freschezza e di originalità che esso porta con sé. Da sottolineare ancora una volta, la voglia di osare del combo d’oltralpe, che non si è rinchiuso nei limiti del genere anzi, ci ha voluto far conoscere, con molto coraggio, “il proprio mondo”. Da parte mia posso solo dire alla fine “Avanti Galletti “, penso che dei Wedding In Hades sentiremo parlare ancora, in bocca al lupo ragazzi, andate forte… (PanDaemonAeon)

(BadMoodMan Music)
Voto: 75