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domenica 9 aprile 2017

Netra - Ingrats

#PER CHI AMA: Black Sperimentale, Burzum, Ulver, Massive Attack
Netra potrebbe essere il nome di un locale in cui trovare parecchie sale dove assaporare aromi esotici ed ascoltare musiche diverse. In "Gimme a Break" potrete immaginare ad esempio, di trovarvi nella lounge room del locale, con un tizio che suona il pianoforte ed un altro che abbraccia il contrabbasso, in una scena sicuramente tinta di bianco e nero. In quella sala, chi è più attento, potrà scorgere nascosta una scala che porta dritta nei meandri dell'inferno, dove la sulfurea colonna sonora è rappresentata dal black ferale di "Everything's Fine". Qui lo screaming straziante del mastermind viene smorzato da un break avanguardista anche se il ronzio delle chitarre prosegue come se uno sciame di vespe ci stesse investendo. Se vi piace la musica di Bristol di Massive Attack e Portishead, ecco che la terza sala è quella che fa per voi, per soffermarvi ad ascoltare il trip hop caldo ed onirico di "Underneath my Words, The Ruins of Yours". L'elettro dub sullo stile degli Ulver di 'Perdition City' (anche a livello vocale) lo potete ritrovare in "Live With it", una traccia imprevedibile e dall'arrembante finale EBM. Imprevedibilità, ecco il segreto del mastermind transalpino. Ci mancava la jazz room, eccomi accontentato con "Don't Keep me Waiting" dove la follia dei fiati, da li a poco, si scontrerà con ritmiche infernali nere impestate, in un tripudio di suoni apocalittici che sanciscono l'insanità di quest'imperdibile lavoro. Continuiamo a girovagare nel locale Netra ed ecco palesarsi la darkwave di "A Genuinely Benevolent Man" che nelle sue circonvoluzioni soniche, trova modo di fondere la musica trance col black in stile Burzum, con le urla disumane del factotum francese (ora trasferitosi in Norvegia) sorrette dall'elettronica. Un po' di noise a complicare il tutto di certo non guasta e anzi cade a fagiolo con la lisergica "Paris or Me". "Could’ve, Should’ve, Would’ve" vale una menzione quasi esclusivamente per il titolo azzeccatissimo, perché per quanto riguarda la musica, la sensazione è quella di stare ad ascoltare i Depeche Mode. Sconcertati? Io no anzi, a dir poco esaltato. Le danze si chiudono col blues jazz black funambolico e sperimentale di "Jusqu’au-boutiste", ultimo esempio di lucida follia che esalta la performance incredibile di questo fantastico artista. 'Ingrats' è un album a dir poco spettacolare, chi ha orecchie da intendere... (Francesco Scarci)

(Hypnotic Dirge Records - 2017)
Voto: 90

domenica 2 dicembre 2012

Netra - Sørbyen

#PER CHI AMA: Suoni molto sperimentali
A molti di voi il nome Netra non dirà nulla, a me invece dice tanto, e per questo infatti li attendevo al varco con la loro seconda fatica, sempre targata Hypnotic Dirge Records. La one band band francese si ripropone con un imponente lavoro di ben 70 minuti, che li per li mi ha lasciato decisamente spiazzato, per i suoi contenuti. Devo essere sincero al primo, forse al secondo, ma anche al terzo ascolto, mi sono sentito deluso dalla nuova performance di monsieur Netra, vuoi per dei suoni troppo freddi che non ne risaltano quel giusto calore che una release di questo tipo dovrebbe emanare, vuoi anche per un suono delle chitarre un po’ troppo lineare. Al quarto ascolto però qualcosa è straordinariamente mutato nella mia testa, e il pianoforte che apre “A Dance with the Asphalt” ha iniziato a minacciare la mia tempra morale e indurmi a rivedere il voto di questo sorprendente “Sørbyen”. “Mélancolie Urbaine” è ormai un ricordo lontano, mettetelo da parte; “Sørbyen” è un sussulto continuo emozionale che dalla delicata apertura della opening track, che ben presto si tradurrà in una cavalcata black (Burzum style) con tanto di urla belluine, si passa alla successiva psichedelica “Crawling”, che sembra provenire piuttosto da un album degli ultimi Muse. Si, ecco immagino di avervi già disorientato, e non poco, perché è la stessa sensazione che ha lasciato a me. Vocalizzi puliti su una base di synth e batteria, prima che una chitarra funambolica prenda il sopravvento e induca la mia pelle d’oca a sollevarsi di due dita. Peccato solo per questa maledetta pastosa produzione, che manca decisamente di pulizia nei suoni. Poco male, posso anche soprassedere; intanto parte la quasi catacombale e strumentale title track e l’impressione è di aver già ascoltato tre brani di altrettante band che giungono da panorami differenti. Divertente no? Ancor di più quando un killer riff apre, accompagnando il rutilante incedere di un drumming impazzito, la quarta traccia, “A Kill for a Hug”, che puntualmente evolve nel modo più inatteso possibile, andando ad esplorare per un minuto i territori trip-hop del precedente lavoro, per poi scatenarsi in un impetuoso turbinio evocativo di suoni, luci, pensieri e colori che mi fanno finalmente realizzare. Eccoli i veri Netra, quelli che ho apprezzato enormemente due anni fa: e quindi, per quale motivo stupirsi se nei solchi di questo cd possiamo imbatterci nel black metal in stile norvegese, o in un elettro sound; che sciocco spaventarmi di fronte al “tump tump tump” tribale del trip-hop o a deliranti giri psichedelici di pink floydiana memoria (“Emlazh”), epici scenari innevati (“Streetlamp Obsession”), song strumentali, divagazioni di matrice jazzistica, vere pop dance song o ninne nanne? Non siate ottusi neppure se accanto alle lancinanti urla del mastermind transalpino su una base romantico/malinconica/drum’n bass, potete trovare vocals soffuse, recitate o pulite, piazzate magari su epiche galoppate o drappeggi di suicial depressive black metal. Ancora una volta, questi sono i Netra e vi intimo di farne presto ascolto, potreste scoprire nuove forme di musica che pensavate non potessero esistere o addirittura potrebbero dischiudersi le porte del paradiso… o dell’inferno. (Francesco Scarci) 

(Hypnotic Dirge Records)
Voto: 80

domenica 18 marzo 2012

Netra - Mélancolie Urbaine

#PER CHI AMA: Black, Ambient, Trip Hop, Sleepless
Sapete quanto io ami la sperimentazione, potrete pertanto capire il mio entusiasmo di fronte a questa affascinante produzione in casa Hypnotic Dirge Records. Ebbene, i Netra sono una one man band proveniente dalla Bretagna, capitanata da Mr. Netra, il factotum della situazione. La proposta musicale? Beh, sicuramente se non ci fossero state delle urla disumane a popolare tutti i sognanti pezzi inclusi in quest’album, avrei pensato che tra le mani, mi fosse erroneamente giunto un lavoro dei Portishead o dei Massive Attack. Si, avete letto bene, il letto su cui poggia la musica del losco act transalpino è infatti del puro trip hop. Che delizia per il mio esigente palato, che ora non riesce già più a farne a meno e soprattutto auspica che qualcosa possa presto bollire in pentola, dal momento che la storia contenuta in “Mélancolie Urbaine”, risale addirittura all’estate 2006, pur essendo stata rilasciata soltanto nel 2010. Sette splendidi e ispiratissimi pezzi, che ispirandosi alla oniricità del genere di Bristol (la città inglese che diede i natali ai Massive Attack), si disciolgono in liquidi passaggi che affondano le proprie radici in passaggi dub, psichedelia e post rock. Il sound dei Netra è lento e oppressivo sin dall’iniziale “City Lights” nella cui raffinatezza, sento riecheggiare inevitabilmente anche gli Ulver del monumentale “Perdition City”, anche se poi lo screaming (assai raro a dire il vero) del vocalist, ci riporta ad un più autolesionista suicidal black (unico residuo rimasto, nel sound introspettivo dell’act francese, del genere estremo suddetto). La musica di “Mélancolie Urbaine” è decisamente oscura, fatta di atmosfere retrò, passaggi eterei, divagazioni elettroniche e frangenti avanguardistici. L’eco dei Massive Attack, anche nel cantato ritorna tangibile in “Terrain Vague”, mentre la malinconia che traspira l’intero lavoro mi ha ricordato per certi versi la proposta di due band sciolte, gli svizzeri Sadness e gli Israeliani Sleepless, anche se il sound era decisamente più metallico. L’elegante ricerca musicale realizzata, le influenze jazz-blues, il calore che pervade l’intera composizione, la struggente emotività che impregna tutti i 42 minuti di quest’intrigante opera, l’alone shoegaze che aleggia intorno a tutte le song ivi contenute, ci consegnano un lavoro pregno di contenuti non solo musicali. Bella scoperta ho fatto oggi; con i Netra ho capito che c’è ancora speranza che il metal non venga risucchiato dal lento processo di involuzione a cui sta andando incontro da tempo. Rilassanti! (Francesco Scarci)

(Hypnotic Dirge Records)
Voto: 85

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