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martedì 14 luglio 2015

M.H.X.’s Chronicles – Infinite Ocean

#PER CHI AMA: Swedish Death Metal/Heavy, Dark Tranquillity, Iron Maiden
MHX sono semplicemente le iniziali di Murillo Henrique Xavier, il musicista che ha dato i natali a questa band di San Paolo, Brasile. Murillo dopo un EP di debutto, si è circondato di altri musicisti, dando alle stampe a questo full length, ‘Infinite Ocean’. Il genere proposto? Beh direi che il riferimento al binomio Dark Tranquillity/In Flames ci sta tutto per descrivere le gesta del quartetto paulista, che dopo l’acquatica overture strumentale, detona con “Conquest of the Oceans”, nella loro personale rilettura dello swedish death. Chitarre melodiche sparate a mille, vocals stile Mikael Stanne, una mitragliata a livello di drumming, splendidi break melodici e assoli da capogiro, rappresentano a mio avviso, un biglietto da visita niente male per questi nuovi arrivati. “Castle in the Sand” sfoggia altre influenze che vanno dal metalcore all’heavy più classico (scuola Iron Maiden) passando addirittura per suoni progressivi e bombastici (Dream Theater e Children of Bodom), che delineano l’assoluta perizia tecnica di questi quattro ragazzi sud americani e anche una certa versatilità nel sapersi muovere attraverso più generi, peraltro mostrando anche una certa disinvoltura a livello vocale. “The Way Home” ha un che di malinconico, quel sound che si trovava un po’ ovunque nelle tracce di ‘Projector’ dei Dark Tranquillity, merito di un emozionante pianoforte in sottofondo e di un sound mid-tempo davvero convincente. Pianoforte che ritorna prepotente anche in “At the End”, sorretto da una timida chitarra in sottofondo, che pian piano cresce e guida la melodia portante del brano con un riffing secco e corrosivo, mentre le vocals passano con una certa agilità tra il growling e il pulito, mentre Michel e Murillo alle chitarre, tracciano solchi di melodie astrali. Il vento soffia in “Outcry”, la tastiera è l’elemento predominante nella matrice sonora dei nostri, l’approccio si fa più ruffiano, ammiccando ad un alternative rock malinconico, stile francesi Demians, con la componente death metal scomparsa quasi del tutto dai radar di questo brano. Niente paura, tanto con “Havet” si ritorna ai riffoni di scuola svedese, con la batteria che diventa ancor più annichilente. La song, carica di groove, torna a tingersi di richiami metalcore. Le cornamusa (o almeno qualcosa di molto simile) si palesano nella breve “Amazing Grace”, traccia comunque piacevole nella sua epicità che anticipa i quasi dodici minuti di “A Winter Song”, la canzone più complessa del lotto, complice anche la sua lunga durata, ma anche quella più melodica e vicina al metal degli HIM, a testimoniare ancora una volta l’eterogeneità che avrete modo di riscontrare durante l’ascolto di ‘Infinite Ocean’. Il pezzo è comunque una girandola emotiva in cui i nostri sapranno dar sfogo a tutte le loro passioni, toccando addirittura suoni ambient ed etnici. Chiude il suono del mare di “Moon and Sea”, traccia acustica che sarebbe bello suonare su una spiaggia, al tramonto, alla persona che amiamo. Esotici. (Francesco Scarci) 

(Self - 2015)
Voto: 80