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mercoledì 21 novembre 2012

Locus Neminis - Weltenwanderung

#PER CHI AMA: Black Symph., Limbonic Art
Black sinfonico… merce rara al giorno d’oggi, dove la contaminazione va per la maggiore, nuovi generi si sono aggiunti e si è dimenticato il passato, le radici dalle quali sono nate le nuove tendenze. Gli austriaci Locus Neminis non fanno altro che rimettere in auge ciò che è stato, modernizzandolo, personalizzandolo ed aprendo a nuovi spiragli di progressione futura. L’intro di “Spiegelbild Der Vergangenheit” sembra uscire da un lavoro dei Negura Bunget, per poi iniziare a pestare grazie al rullare furibondo di un drumming inferocito. Fortuna che qualche tocco di pianoforte stempera un po’ l’aggressività della band di Linz, altrimenti mi avrebbero annichilito dopo i primi mortiferi tre minuti, in cui si raggiungono velocità che vanno oltre la barriera del suono. La cosa intrigante è che tutta questa malvagità dissipata è totalmente pregna di melodia, che si esplica anche attraverso uno splendido solo conclusivo. Pollice verso, non c’è che dire. Il tutto confermato anche dalla title track, che a parte confermare l’irruenza, stile contraerea, in chiave batteristica, non fa che esaltare la brillante proposta dei nostri, bravi in sede esecutiva, quanto in quella compositiva con delle eccellenti melodie, aperture atmosferiche di scuola Limbonic Art, un riffing appassionato e delle vocals grondanti malvagità allo stato puro, sia in formato growl che in chiave scream. La bontà del sound dei Locus Neminis prosegue anche con le tracce successive: un’apertura che sa di suoni black depressive appare in “Wenn Die Nacht Den Tag Verdraengt”, song in cui il drumming impetuoso di Ramiz se ne sta finalmente accuccia e il brano vive di tenebrosi sali e scendi e le parti orchestrate si sprecano. I riferimenti al sound sinfonico ma glaciale di metà anni ’90 sono palpabili, ma il tutto assume connotati positivissimi nella proposta dei sorprendenti Locus Neminis. “Ein Neuer Anfang” ha un inizio oscuro con la voce di Xarius, quasi sussurrata; poi un esplosione di suoni e colori, con una ritmica che galoppa impazzita come nel migliore degli album death metal. Un menzione a parte la voglio fare ad Antimaterie, che grazie alle sue tastiere ariose sorregge tranquillamente il fardello della martellante performance del drummer, il resto lo fanno i due axemen, indiavolati a graffiare con le loro strepitanti chitarre. Gli ultimi sussulti da citare sono per “Totes Licht”, un brano in cui il black dell’act austriaco vola in cielo, nello spazio e acquisisce un’imprevedibilità ed impalpabilità aliena, che nuovamente ha indotto un trasalimento durante la mia scrittura e l’infinita traccia conclusiva (24 minuti e passa) che risponde al nome di “Die Begegnung” che ripropone il feeling maestoso, epico e orchestrale dei Dimmu Borgir più ispirati di “Stormblast” per poi concedersi apparentemente ad un finale ambient (ho pensato che la band volesse raggiungere la durata complessiva di 66 minuti), nascondendo in realtà nella sua coda, una ghost track spettrale, di una ferocia inaudita e dall’attitudine maligna. Certo c’è ancora qualche accorgimento da settare qua e là: una migliore impostazione vocale e decisamente, il ridimensionamento delle velocità ultrasoniche della stramaledetta batteria (a volte ci sta correre dei forsennati, ma non di certo per tutto l’album), per il resto “Weltenwanderung” si candida ad essere una delle sorprese più positive di questo 2012. E che il regno delle tenebre avanzi pure… (Francesco Scarci)