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martedì 19 gennaio 2016

Koko - Koko EP

#PER CHI AMA: Experimental Electronica/Avantgarde/Alternative Rock
I Koko sono un quintetto austriaco formatosi nel 2012 a Vienna e questo EP è stato prodotto nel 2013, ora è disponibile anche il nuovo album autoprodotto, da poco recensito su queste stesse pagine. La band si definisce come una fusione di beat tropicali sotto una nube di stili in continuo mutamento. Le loro performance live sono definite in uno spazio intenso e ripiegato su se stesso, nella propria intimità irradiata da paesaggi pulsanti, profondi e leggeri. Dopo tale mission simil-aziendale resterete sicuramente interdetti nel loro approcciarvi, ma basteranno pochi minuti della loro musica per rendervi conto che la band ha bisogno di un team di strizzacervelli con molta passione e dedizione al lavoro per vivisezionare le loro menti malate. La prima traccia, "Wait", mescola percussioni tribali a feedback post rock, con l'inserimento di un riff profondo di basso in stile drum & bass, ma sul più bello un fragoroso accordo di chitarra vi ricorderà le radici rock dei Koko che, da li a poco si lanceranno in un fusione molto personale di un rock sperimentale miscelato a elettronica, con due voci in forte contrapposizione a contendersi il palcoscenico. Leggeri riff di chitarra, quasi funk, duettano con un sax, il tutto accompagnato dalla batteria che si destreggia tra jazz e affini. Nei sei minuti abbondanti della song vi sembrerà che i vecchi Radiohead abbiano incontrato il defunto David Bowie e dopo una sbronza colossale, abbiano deciso di lanciarsi in una jam furibonda. A tre quarti del brano ritorna la prepotenza rock, con le chitarre che crescono e scompaiono di nuovo per lasciare spazio al battito ipnotico di basso e grancassa per un finale dal sapore funky. Ma non finisce qua, saltiamo la seconda traccia e andiamo ad ascoltare il terzo ed ultimo brano "Doom", che ovviamente non sarà un brano tenebroso alla Cathedral, bensì l'ennesima sperimentazione del quintetto austriaco. Batteria minimale e ritmica ostica, difficile, che rende perfettamente l'idea di uno stato di inquietudine interiore, il tutto condito da chitarre lontane e dalle sonorità surf rock. La voce quasi teatrale di uno dei vocalist, rincara la dose, poi il brano accelera e tutto d'un tratto veniamo catapultati in un'altra dimensione sonora. Torna il sax e il vortice prende velocità diventando spasmodico per poi fermarsi improvvisamente e permettere l'inserimento di break melodici e ritmici che non possono di certo lasciarvi indifferenti. In otto minuti troverete probabilmente riff che avrebbero permesso ad altre band di comporre cinque o sei brani, con un uso delle voci costruito ad arte. Sicuramente una band che si fa notare, i brani non sono magari subito digeribili, ma cavolo, i ragazzi ci sanno fare e hanno voglia di sperimentare. Da tener d'occhio, ora vado ad ascoltarmi il nuovo album (le due tracce disponibili in streaming sono ancora più fuori di testa di questo EP, e ho paura che sia iniziata una mia nuova dipendenza..) e vi lascio a questi tre brani che sicuramente valgono la pena di essere ascoltati. (Michele Montanari)

(Self - 2013)
Voto: 80

sabato 16 gennaio 2016

Koko - S/t

#PER CHI AMA: Avantgarde/Elettronica/Jazz
A seguito dell'EP datato 2013, che ripescheremo a breve su queste stesse pagine, la band viennese dei Koko ha rilasciato nell'anno appena trascorso il nuovo full length autoprodotto il cui titolo omonimo ricalca il moniker della band. Esperienza totale in un mondo parallelo fatto di musica elettronica di confine e sperimentale, funk, rock indipendente, acid jazz e un pizzico di (in)sana follia. L'album scivola dolcemente, considerando la sua natura destrutturata, dove ci si scontra con le atmosfere nebbiose e dub di un Tricky d'annata, la fumosità da club malfamato alla guru Jazzmatazz, accenni d'avanguardia alla Zu, gocce di funk contaminato stile Urban Dance Squad, un certo amore per l'hip hop articolato di D'Angelo filtrato dai sogni paralleli degli Autechre, il rock indie alla Deus, lo spettro di Prince esagerato nel brano "Perfect", il tutto condito da un umore malato e grigio che stranamente mi riporta alla mente i Crime and the City Solution. 'Koko' è sicuramente un album difficile da assimilare e capire, contorto all'inverosimile, un lavoro elettronico dalla veste progressiva che si illumina d'immenso nell'ascolto ripetitivo. Presumo sia un lavoro inconcepibile per un pubblico rock, al contempo inaccettabile per gli oltranzisti di musica elettronica, penoso per i fanatici dell' hip hop da classifica, ideale per ricercatori di avanguardie sonore in odore di jazz sperimentale. Il brano "Velvet" è geniale: qui compare niente meno che una chitarra in stile Talking Heads, anno di grazia 1985 epoca 'Remain in Light', unita ad esplosioni free jazz e no wave, contornate da bassi pulsanti e ritmica cool inspiegabile quanto la musica dei Peeping Tom. La cosa che più sorprende è che nell'album aleggi nell'aria una velata atmosfera di colta presa di coscienza sonora, come se la band fosse pronta ad un passo mainstream. In realtà i Koko lo sono, con il piccolo particolare che la loro indole di sperimentatori sonori restringe il raggio d'azione nella sola cerchia di chi veramente ama il lato indie e iconoclasta della musica a 360 gradi. Indifferentemente da ciò che vi aspettate o che assorbirete da questo album, nell'ascoltare questo disco, partite da un solo presupposto che questo box di brani eccezionali è l'esatto contraltare in ambito di musica alternativa al geniale ultimo album di sperimentale metal estremo, 'Blackjazz Society' degli Shining. Concedetemi il paragone... ascolto dovuto per menti esageratamente aperte! Geniali! (Bob Stoner)

(Self - 2015)
Voto: 80

https://kokotheband.bandcamp.com/