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domenica 7 maggio 2023

Karne - Condamnés

#PER CHI AMA: Black/Thrash
Terzo lavoro per i francesi Karne intitolato 'Condamnés' e se non li conoscete, beh iniziate a documentarvi bene su questo ensemble, potrebbe sorprendervi. Se di primo acchito potreste infatti pensare al tipico black old school, un ripetuto ascolto potrebbe aprirvi la mente anche ad una miscela esplosiva tra black e thrash dalle forti venature di matrice svedese. Non c'è da sorprendersi se "Mandragores" ci tira subito due schiaffi ben assestati in volto, con quelle sue ritmiche infuocate (spaventoso a tal proposito il lavoro alla batteria di Armory) e lo screaming efferato di Julien Remy (aka Apathy), il tutto comunque ammantato di una certa vena melodica. Il lavoro tritacarne del quintetto di Nancy prosegue anche nella successiva e più dilaniante "Kamarde", che vive di ottimi cambi di tempo, di un'atmosfera decadente, a tratti malinconica, e di quelle chitarre che evocano per certi versi lo spettro dei Dissection. Ecco perchè trovo la band transalpina più interessante di tante altre che suonano magari con la stessa furia e tecnica, ma a cui manca quello spirito epico che ritroviamo qui, e non solo nei cori battaglieri, ma anche nell'afflato musicale e in quella ricerca chitarristica che fa di 'Condamnés' un lavoro da tenere in enorme considerazione. Ottime le cavalcate ritmiche della seconda traccia, interessanti le grim vocals del frontman, ma più di tutto, il mio interesse vola sulla melodia di quelle chitarre maestose e incandescenti che mi richiamato alla memoria anche gli esordi dei Sarcasm. "Limbus Puerorum" ha un incipit dotato di un suono pieno e avvolgente, ma da li a poco esploderà in un velenoso attacco black che avrà modo di evolvere in chiaroscuri musicali (con un riffing qui di scuola norvegese), tale da rendere la proposta dei nostri più appetibile (ma non troppo originale). "Caffa" parte decisamente in sordina rispetto agli standard del disco ma è solo questione di mezzo giro di orologio, visto l'andazzo minaccioso che vi brancherà dal trentesimo secondo in poi. Certo l'alternanza ritmica agevola l'ascolto anche laddove il batterista sembra tenere in mano una mitragliatrice piuttosto che le bacchette. Lavoro mostruoso, lo ribadisco. E anche il suono delle chitarre qui, nuovamente intriso di malinconia, dà il giusto valore al disco. Qualora ce ne fosse bisogno, anche "Le Silence Est d'Ordre" contribuisce a dare del valore aggiunto a 'Condamnés', grazie ad un riffing che sembra quasi ululare nella possenza dell'impianto ritmico. Chiusura affidata a "La Fin Aux Misérables", l'ultima apnea musicale a cui ci costringono i Karne per l'ultimo attacco all'arma bianca di questo 'Condamnés' che sottolinea la buona prova della band, che necessita tuttavia ancora di quel piccolo passettino in avanti per definire una sua propria e consolidata personalità. C'è ancora da lavorare, ma sicuramente siamo sulla strada giusta. (Francesco Scarci)

(Epictural Production - 2023)
Voto: 72

https://karnebm.bandcamp.com/album/condamn-s

mercoledì 16 agosto 2017

Karne - Symposium of Torments

#PER CHI AMA: Black, Darkthrone, Dissection
Black metal dalla Francia quello dei Karne, giunti alla loro seconda tappa della carriera, quella necessaria a superare quanto fatto nell'album di debutto, 'Faith in Flesh'. 'Symposium of Torments' esce a tre anni di distanza da quel lavoro, sotto la guida della piccola ma attenta Epictural Production, che già avevamo avvicinato in passato per le uscite dei Malevolentia e degli Heimsgard. Il quartetto di Nancy propone un black diretto, senza tanti fronzoli arricchito però da una discreta componente melodica. Il tutto si palesa già dall'iniziale "False King Coronation", song che potrebbe essere tuttavia stata scritta da una qualche black metal svedese, per quella capacità innata di miscelare ritmiche serrate, screaming vocals fin troppo onnipresenti e linee melodiche che sembrano rievocare Dissection, Dispatched o Unanimated. Fortunatamente non sono solo sparatissimi riff "in your face" a popolare l'album, vista la presenza anche di qualche break che spezza un'eccessiva monoliticità di fondo della band della Lorena, che palesemente non inventa nulla ma intrattiene l'ascoltatore con ritmiche incalzanti, cambi di tempo e assoli talvolta non del tutto convincenti ("Pyre of Disloyalty"). Francamente già alla terza song, "Waltz in the Shade", si avverte già una leggera sensazione di già sentito e non basta un break di matrice tipicamente heavy a far passare quella sensazione di deja-vu che si acuisce man mano che si prosegue con l'ascolto del disco. Ed è un peccato, in quanto i quattro musicisti transalpini non suonano affatto male. Tuttavia, mi sembra già ravvisare una fase di stanca nella musica dei Karne a partire dalla feroce "Enlightenment of the Flayed", song ancora una volta all'insegna di ritmiche vertiginose che dopo un po' rischiano tuttavia di condurre allo sbadiglio. Di certo la prestazione del batterista è spaventosa, innegabile soprattutto nell'arrembante incipit di "Sempiternal Shackles of Savagery", però ancora una volta mi duole sottolineare una mancanza di idee che i nostri provano a supplire emulando gesta di artisti ben più famosi, compresi i Darkthrone di 'Transilvanian Hunger', con alcuni pezzi che ne sfiorano addirittura il plagio. Skippando tra un pezzo ed il successivo, è difficile distinguere un pezzo dall'altro, sebbene le sonorità siano discrete, le chitarre sempre taglienti, le vocals efferate; continua solo a mancare quel piglio di originalità o quell'imbeccata che possano rendere un disco come 'Symposium of Torments' un minimo interessante. Troppo monolitico, troppo canonico, il secondo disco dei Karne alla fine rimane indicato per i soli fan della band francese. (Francesco Scarci)

(Epictural Production - 2017)
Voto: 60

https://www.facebook.com/karnebm