Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Immanent. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Immanent. Mostra tutti i post

domenica 6 settembre 2015

Immanent – Human Reflection

#PER CHI AMA: Progressive, Dream Theater, Porcupine Tree
La volontà di emulare e magari raggiungere i propri miti è insita nel prog metal e quando per idoli si hanno divinità come Dream theater e Porcupine Tree "2.0" (ovvero quelli più duri della seconda era) la battaglia per la conquista di un trono si rende durissima ed il paragone diviene innegabile ma soprattutto insostenibile. La giovane band francese ha buona tecnica d'esecuzione e ottime idee in fase compositiva e si presenta con il secondo full length autoprodotto dopo quello splendido da noi recensito, del 2012. 'Human Reflection' è traghettato poi da una produzione davvero notevole che offre una proposta variegata, completa, bilanciata e tanto ordinata. Tutto si trova al posto giusto, l'equilibrio tra la componente progressiva e il metal è magistrale e come unica lacuna possiamo azzardare una critica sulla gestione della voce che andrebbe curata e accudita alla pari e con la stessa dedizione riservata alla musica. Di certo rimanere orfani dell' incantevole vocalist Anastasiya Malakhova e dimenticare la magia retrò delle atmosfere jazz uscite dal suo piano malato non deve esser stato facile ma la band parigina ha ripreso il timone, puntando su un nuovo vocalist maschile e virando la rotta verso lidi metal progressivi più moderni, per trovare nuovi stimoli e nuova linfa vitale. Difficile parlare di forte personalità della band poiché in questo genere tutto risulta abbastanza omologato peraltro in virtù della sola tecnica, che in questo caso risulta comunque eccellente. Senza voler fare paragoni ormai inutili con il passato, un consiglio per il nuovo frontman potrebbe essere di volgere uno sguardo alle interpretazioni più vintage ed emotive del buon vecchio Fish nei primi Marillion o al mito del teatrale Peter Gabriel con i Genesis, passando anche per James LaBrie ma senza emularlo troppo, calcare la mano sul buon vecchio prog non dovrebbe guastare. Una scelta simile potrebbe far risultare il tutto anche tremendamente originale, unico, oltre che bello. Le composizioni risultano un po' ostiche, l'ascolto impegnativo, particolarmente indicato agli appassionati del prog metal tout court, e riservano molti angoli tecnici tutti da scoprire, tra cambi di tempi e classicismi barocchi mozzafiato, senza mai rinunciare alla potenza e alla dinamica di gruppo. L'act transalpino è migliorato ulteriormente rispetto al precedente lavoro, sprigionando qualità da tutti i pori. "Mad Happiness" (la mia preferita) è un brano di oltre nove minuti che ammalia con il suo intermezzo acustico, dove il basso è adorabile, il ponte dai toni jazz è un tocco di vera classe e gli strumenti sono supportati da una voce che sfodera una forza emozionale. La melodia, la tecnica e la potenza s'incrociano a dovere. In realtà, tutti brani dell'album raggiungono vette altissime e rilasciano ottime sensazioni. Gli Immanent si confermano una giovane band dalle ottime prospettive che non bisogna farsi scappare, mentre 'Human Reflection' è un album che è andato molto vicino a centrare il bersaglio più ambito. Ascolto obbligato per veri amanti del prog metal. (Bob Stoner)

lunedì 9 settembre 2013

Immanent – In Acedia

#PER CHI AMA: Progressive Rock, To Mera, Hammers of Misfortune, Fates Warning
La prima cosa da dire è che questa band francese ha tanta voglia di emergere e si sente dal lavoro compositivo che sta sotto al loro primo lavoro in studio dal titolo "In Acedia". Album uscito nel 2012 autoprodotto, carico di suggestioni progressive, dagli accenti metallici e lievemente decadente. Non si debba pensare al solito impasto gotico/metal progressivo, (noi li vedremo bene paragonati ai To Mera) dove il metal è filtrato da innesti di puro rock progressivo giocati spesso sulle note del piano della brava cantante Anastasiya Malakhova che a tratti porta la musica della band vicina al magico e irraggiungibile mondo progressive dei Catapilla, '70s cult band inglese capitanata dalla stravagante e oscura Anna Meek. L'intero album è in continua evoluzione e si passa facilmente da atmosfere sulfuree a scorribande elettriche con il vizietto del tecnicismo chitarristico, per approdare a momenti cristallini di melodie e arpeggi di chitarra classica davvero d'effetto. Ed è proprio in questi intensi momenti in cui la band mostra maggiore maturità, dove la voce inafferrabile di Anastasiya esce allo scoperto con tutte le sue qualità e dona un velo d'avanguardia astratta all'insieme sonoro. Il classicismo del suo piano macchiato di jazz è la marcia in più, in questo disco che soffre un po' nella registrazione delle parti più pesanti e metal, con suoni un po' spenti soprattutto nelle ritmiche delle chitarre con uno stile troppo retrò e sempre rivolte al prog metal degli anni '80 (vedi Queensryche/Fates Warning), anche se molto più godibili negli assoli. Un ascolto approfondito ci fa notare l'ottimo lavoro svolto da tutti i musicisti e le loro qualità: inseguimenti ed evoluzione degli strumenti a suon di scale e tanta tensione (complice il tono drammatico del cantato) fanno tornare alla mente certe cose degli Hammers of Misfortune (periodo Church of broken glass) anche se ribadiamo che avremmo voluto sentirli con un taglio sonoro più d'avanguardia, futurista e con suoni più attuali ovviamente senza perdere quel soffio di underground che li contraddistingue da mille altre band. Comunque il lavoro suona decisamente bene, ispirato e l'ultimo dei quattro lunghi brani del cd dal titolo "The Demon of Acedia" è forse un ottimo emblema sonoro per capire l'intero lavoro. Adorabili e originali, tecnici e intensi...un disco che cattura lentamente e che merita un ascolto deciso e una buona concentrazione. Un album impegnativo e solo per palati fini. (Bob Stoner)

(Self - 2012)
Voto: 75

http://immanent.bandcamp.com/