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giovedì 5 novembre 2015

Gateway - S/t

#PER CHI AMA: Death/Doom/Sludge, Disembowelment, Autopsy
"Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente". Ecco l'arrivo di Dante alle porte dell'Inferno, sulle rive dell'Acheronte, dove il Caron dimonio, traghettatore di anime, lo attende per condurlo al di là del fiume dei dannati. Se anche voi siete malati cerebralmente come il sottoscritto e almeno una volta nella vita avete immaginato quale fosse la colonna sonora perfetta per quell'evento descritto dal sommo poeta fiorentino nella celebre "Divina Commedia", eccovi accontentati. Gateway, one man band belga, ha concepito infatti la musica infernale che avrebbe potuto accompagnare il buon Dante e la sua guida Virgilio, nel loro viaggio verso l'Averno. L'oscurità regna sovrana nelle note di "Vox Occultus", brano di agghiacciante death doom catacombale sulla scia di Disembowelment e del putridume sonoro concepito da Autopsy e Mortician, tanto per citare un altro paio di nomi. Angoscia, terrore, depravazione, orrore e dolore, sono solo alcune delle emozioni che il malatissimo mastermind di Bruges, Robin Van Oyen, ha voluto rievocare nelle note del full length di debutto. L'album si muove mostruosamente tra un funeral doom perverso ("Impaled") e suoni melmosi tipici dello sludge più estremo, mantenendo come punto di contatto col death, le vocals gutturali di Robin, che sembrano provenire direttamente dall'oltretomba. È sfiancante l'ascolto di 'Gateway' perché non vi sarà dato modo di trovare un barlume di luce, poiché sarete inghiottiti in un vortice di follia che devasterà le vostre anime, per quell'enorme peso che graverà sul petto al termine dell'ascolto di questo mefitico lavoro. Accompagnatemi allora tra la schiera dei dannati ad assaporare le loro urla sofferenti, mentre in sottofondo dei maestosi riffoni scavano in profondità, scomodando mostri sacri come Celtic Frost o Black Sabbath. Dirigendosi pian piano verso le viscere della terra, il puzzo di zolfo aumenta a dismisura, la luce va accrescendosi, forse è solo la maggiore vicinanza alle fiamme dell'inferno, con le atmosfere che rimangono tuttavia lugubri e affannose. Le vocals in sottofondo sono demoniache, sicuramente appartengono ad uno dei demoni che popolano il mondo ultraterreno. In "Vile Temptress", facciamo l'incontro anche di una strega che abbatte su di noi una terribile maledizione con l'urlo “I am a witch, and I curse you!”. Il disco non è decisamente di facile ascolto ma posso ammettere che ne ho subito il suo fascino maledettamente malvagio. "Hollow" vive tra accelerazioni, gorgoglii rabbrividenti e blast beat, mentre con "The Shores of Daruk" si torna a sprofondare nella terra. Quest'ultima è forse la song che più ho apprezzato, quella più sludge oriented, ma in cui il comparto occulto del musicista belga emerge maggiormente. A differenza delle altre song, qui maggior spazio viene concesso alla melodia, ovvio non aspettatevi grandi cose, ma i synth di sottofondo creano quella giusta ambientazione per renderla davvero un'ottima song, capace di palesare anche una velata componente malinconica e scuotere ancor di più le vostre viscere già di per sé scombussolate, per quel suo moto impetuoso che caratterizza la seconda parte del brano. La release fisica del disco si chiude con una bonus track, "Portaclus", tre minuti e mezzo che condensano la funesta proposta sonora dei Gateway. Tormentati. (Francesco Scarci)

(Hellthrasher Productions - 2015)
Voto: 75