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mercoledì 25 luglio 2012

Frangar - 1915 Tutto per la Patria

#PER CHI AMA: Black Thrash Punk
Oggi avevo voglia di riesumare l’EP del 2007 dei Frangar, band che è stata mia ospite nel Pozzo dei Dannati e con il cui frontman, il Colonello, mi sono anche scolato un paio di bottiglie di Barbera. Cosi per scaricare un po’ la tensione accumulata a lavoro, ecco spararmi in faccia questo trittico di song che miscelano l’ardore del thrash metal con l’irruenza del black, il tutto cantato rigorosamente in italiano e accompagnato da registrazioni storiche o cinematografiche (Colonnello per favore dammi delucidazioni) di marca militare, che lasciano presagire la svolta che i nostri andranno ad intraprendere col successivo “Bulloni Granate Bastoni”. Le song sono belle incazzate come sempre, sporche come solo il punk-hardcore può esserlo, con il pregio di saper offrire qualche variazione al tema (ad esempio degli assoli in “La Settima di Dio”), nelle sue linee di chitarra. “Presente” apre con la storica “Il Piave mormorava…” giusto per non nascondere la rilevanza e il fascino che le Guerre Mondiali hanno prodotto sul quartetto piemontese, ma anche una forma di dedica a tutti gli italiani caduti durante la Prima Guerra Mondiale e forse proprio il suo incedere marziale, vuole celebrare questo, distinguendosi invece da un inizio molto più feroce e aggressivo, quale quello di “Inno alla X Mas”. Ancora una volta, vorrei sottolineare che non me ne frega nulla, se in questa musica vuole esserci un messaggio politico, patriottico o quant’altro, io ascolto, valuto e godo, esclusivamente per quello che un cd è in grado di trasmettermi a livello emozionale e devo dire che “1915 Tutto per la Patria” ha saputo appagarmi, grazie a quelle sue atmosfere militaresche, unite ad un sound spavaldo e robusto. Belligeranti! (Francesco Scarci)

(B.M.I.A.)
Voto: 70

venerdì 23 dicembre 2011

Frangar - Bulloni Granate Bastoni

#PER CHI AMA: Thrash, Black, Punk
Mettiamo subito in chiaro le cose: a me non me ne frega un bel nulla se la proposta della band sia politicizzante o meno, cosi come mi è capitato di scorgere qua e là nel web, a me interessano i fatti e in tal caso i fatti sono qui rappresentati dalla musica. Attivi dai primi anni del millennio, i Frangar sono una formazione di Novara, che propone una miscela interessante di thrash black influenzato da una forte attitudine punk, il tutto cantato rigorosamente in italiano. Il risultato è decisamente affascinante: pur sparandoci in faccia, fin dall’iniziale “Conquistatori del Sole” un sound ruvido, diretto, una vera e propria mazzata nei denti, la band piemontese mi conquista fin da subito con la sua proposta essenziale, tirata e graffiante, che per certi versi mi ha ricordato un ipotetico quanto mai impossibile mix tra ultimi Entombed, Janvs e Spite Extreme Wing, coniugando appunto una vena prettamente thrash assai grooveggiante, riscontrabile in tutti i pezzi, con qualche sfuriata puramente black old school. Tralasciando i contenuti propagandisti dell’act italico (che sono a corredo anche di tutto il cd, rilasciato in un elegante formato digipack), mi trastullo con le song azzeccatissime di questo lavoro, che sembrano voler convogliare nel suo interno suoni provenienti da 30 anni di musica estrema, dal punk di fine anni ’70, al thrash stile Sodom/Destruction di anni ’80, con il black di Celtic Frost/Darkthrone, il tutto corredato anche da intrusioni che sembrano estrapolate da qualche film anni ’70 e da inserti propagandistici, che voglio interpretare puramente come una provocazione verso il nostro sistema corrotto. Coinvolgente “Nero Settembre” con la sua bella cavalcata finale, e quel fischio ipnotico di fine brano. Sorrido con il minuto scarso di “Legionario” che ci riconduce alle canzoni degli anni ’40; mi lascio poi investire dal punk selvaggio di “Rinascita”, con la voce del Colonnello, mai esasperata e sempre intellegibile. Si prosegue con la roboante “Alla Frontiera”, prima dell’ennesimo intermezzo, che fa da ponte a “Solstizio di Sangue”, song rabbiosa, che funge da contraerea impazzita (grazie ad una batteria devastante), che comunque mostra un parte centrale più controllata e meno selvaggia. Quatti quatti, si arriva attraverso la furiosa “Trieste Chiama”, la song più black metal oriented, alla conclusiva “Sol Invictus”, inquietante nel suo inizio dove una voce maschile parla dell’”Uomo Nero”, per poi esplodere con quel suo basso vibrante in un pezzo che potrebbe rappresentare il vero e proprio manifesto di questo interessantissimo lavoro: una song che nei suoi tredici minuti incarna l’essenza musicale dei Frangar, punk, black’n’roll, hardcore, cavalcate melodiche, ottime vocals e addirittura contaminazioni post, per quella che è la song più bella e articolata di questo “Bulloni Granate Bastoni” che schiude le porte della mia conoscenza ad un’altra entità interessante del panorama italico. Ora li attendo ospiti in radio. (Francesco Scarci)

(Lo-Fi Creatures)
Voto: 75