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giovedì 10 luglio 2014

Elbow Strike - Planning Great Adventures

#PER CHI AMA: Hard Rock/Stoner
Ti arriva un cd con una copertina che mostra uno scenario futuristico popolato da alieni grigio-verdi e senti affiorare un sorriso sulla bocca. Ok, non sono l'unico che è cresciuto con film di fantascienza e serie TV come X-Files! Bene, dopo aver realizzato che risparmierò un sacco di soldi per farmi psicanalizzare visto che non sono l'unico ad avere la fissa per l'ignoto, andiamo a conoscere gli Elbow Strike. Letteralmente si chiamano "colpo di gomito" e il sorprendente quartetto vanta una line-up di tutto rispetto, tra cui il metamorfico Chris T. Bradley, frontman dall'indubbio talento e dalla vita artistica divisa tra USA, Europa e Asia. Il loro ultimo lavoro è un concept album a tema spaziale, ovvero tratta argomenti come alieni e cospirazioni, un classico del folclore americano, ma non solo. In questi undici brani ottimamente registrati, si attraversano sonorità hard rock/grunge/southern che ricordano grandi band come Alice in Chains, Stone Temple Pilots e Raging Slab (questi non li conoscevo, li ho presi dal loro sito). "Monster" è la quarta traccia di 'Planning Great Adventures' e si presenta come una semiballad, né veloce né lenta, ma carica di riff e assoli alla vecchia maniera.Tutto arrangiato molto bene e con i suoni giusti per il genere. Unico appunto da farsi è il fatto che fino a tre quarti del brano non lasci un segno a chi ascolta. Dopo questo punto il brano si ingrossa e comincia finalmente ad essere interessante, fino a scorgere la vena ipnotica e oscura degli Elbow Strike. Feedback oppressivi, ritmica ansiogena e bagliori nel buio, come un grido di paura che nasce nel profondo della gola in attesa di scorgere l'ignoto. Salto a piè pari e vado a "U.F.O.", stessa pasta di "Monster", ma con più cattiveria e grondante di groove. Finalmente la band trova la sua identità e vomita riff pesanti, ma piacevoli grazie a suoni non esasperati. Anche un vecchio biker ancora legato a Lemmy e Bruce può apprezzare un brano così, dopotutto le sonorità anni novanta ci sono tutte. La band macina peggio di un bulldozer, spazzando via qualsiasi dubbio sulla genuinità dei nostri. "Waiting 4 the Sun" è una ballata moderna caratterizzata da voce e cori con effetti vari, ritmo lento e la mancanza di un'esplosione finale. Questo non pregiudica certo il risultato, ma avrebbe permesso una resa più dinamica del brano. Un bell' lbum, non c'è che dire, il mix di stili e sonorità non appesantisce l'ascolto, ma deve piacere. Ascoltatelo guardando il cielo, vediamo se siamo veramente soli in questo universo. (Michele Montanari)

(GoDown Records - 2013)
Voto: 75