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mercoledì 24 aprile 2019

Il Re Tarantola - Scopri come ha fatto Il Re Tarantola a fare 50000 Euro in una settimana

#PER CHI AMA: Indie/Alternative
Un argomento dettagliatamente eviscerato nella sterminata letteratura musicale pop-punk italiana degli ultimi trent'anni (cfr. Senzabenza, Voina, Four Flying Dick et tantissimi al.): la fenomenologia comportamentale intergenerazionale della sfiga, ("Boero", "Agguati") anche sentimentale ("La Maglietta di Joe Cocker"), perché, amici, nella vita quello che conta ("Sono un Campione a Ballare da Seduto") alla fine è soltanto fanculo riderci sopra (nella copertina il re Tarantola taglia la strada a un gatto nero seduto alla guida della propria auto). Ma anche dada/msoniane epopee turistiche intergalattiche ("Suono per Pagarmi le Multe che Prendo Quando Vado in Giro a Suonare" - sì, è il titolo della canzone), metodi alternativi di fisioterapia applicata ("La Nostra Evoluzione Artistica Deriva Solo dalle Sigarette") e, vedi tu, un'arguta riflessione sulla incolmabile distanza interposta tra noi e certi portaceneri ("Mi Odio"). La vivace, a tratti irresistibile ironia esistenzial/social/scatologica del peloso monarca a otto zampe (a.k. anagraficamente Manuel Bonzi) pesca davvero ovunque, con una predilezione per certi paradossali ribaltamenti di sensibilità freak/antoniana, evidente per esempio nel singolo "Sono un Campione a Ballare da Seduto" ("A guardarmi così non mi dareste una lira / ma se mi conosceste un po' probabilmente dovrei pure pagarvi"). I suoni, a volte un po' artigianali, ("La Maglietta di Joe Cocker") attingono con disinvoltura anche a Blink 182, Green Day, Tre Allegri Ragazzi Morti ecc. ecc. (Alberto Calorosi)

lunedì 11 febbraio 2019

Flying Disk - Urgency

#PER CHI AMA: Noise Rock
Il trio volante, dopo quattro anni dal fortunato 'Circling Further Down', torna con il nuovo album 'Urgency', prodotto e distribuito da Brigante Records, Scatti Vorticosi e Edison Box. Dal lontano 2010 la band ha fatto parecchia strada, suonando in tutta Italia e affacciandosi oltre confine per brevi ed irruenti incursioni noise punk rock/post-hardcore. La band piemontese ha scelto otto brani per raccontare chi sono oggi i Flying Disk e cos'è successo in questi quattro anni frenetici. "One Way To Forget" inizia in maniera dirompente con un gran riff scaccia noia, la chitarra elettrica si destreggia con un sapiente uso delle corde, distorsore e influenze anni novanta che fanno sorridere noi vecchie rocce, ma che fortunatamente ammaliano ancora. Il nervosismo della sezione ritmica non è li per fare solo presenza, si prende la responsabilità di spingere e far sentire la botta del buon rock. Tre minuti che fanno da ottimo biglietto da visita per l'ensemble cuneese che dimostra subito di aver fatto i compiti senza diventare però il classico secchione anticipatico della scuola. Poi arriva "Straight", che attacca come i vecchi Verdena con quell'attitudine che vien voglia di ondeggiare la nostra estremità superiore per godere al meglio di un brano che andrebbe ascoltato davanti ad un palco improvvisato in mezzo al pubblico; qui la band pesta come una forsennata e noi saltiamo a tempo in un tripudio di sudore e polvere. In "Hammer" anche il basso si prende il suo spazio fin dal riff iniziale, pesante e distorto fino a quando il brano non sfocia in un break che ricorda "Sabotage" dei Beastie Boys. Non è ancora finita perché il pezzo evolve e si lancia in un finale da ballad che abbassa la tensione fino alla sua chiusura. Devo dire che l'elemento che contraddistingue il trio piemontese è il cantato, una ventata di freschezza che se ne frega dei tecnicismi e si butta a capofitto negli arrangiamenti strumentali con un'inclinazione che ricorda il college rock oltre oceano. Il volo pindarico di 'Urgency' si chiude con "100 Days" che non perde un colpo e viaggia come una scheggia impazzita che si è staccata da un modulo lunare, prendendo il largo verso l'infinito. La canzone rallenta con i suoi suoni dilatati, la batteria riduce i bpm e il cantato quasi sussurra le ultime strofe. Cala il sipario. Non accendete ancora le luci, vogliamo guastarci ancora 'Urgency' finchè le note riecheggiano nei nostri neuroni. (Michele Montanari)

(Brigante Records/Scatti Vorticosi/Edison Box - 2018)
Voto: 75

https://flyingdisk.bandcamp.com/album/urgency

mercoledì 1 novembre 2017

Petrolio – Di Cosa si Nasce

#PER CHI AMA: Experimental Ambient/Drone/Electro Noise
Enrico Cerrato è un musicista navigato che ha solcato i mari istrionici del metal (con gli Infection Code), del jazz/noise/punk (con i Moksa), dell'industrial (con i Gabbiainferno) e qui, nel suo progetto solista, si mette a servizio dell'elettronica per confrontarsi con la drone music più gelida e l'industrial più oltranzista, fatto di rumore sospeso, macchine robotiche e ritmiche glaciali, monotone e minimali. L'umore è nero come il nome con cui si fa conoscere e le composizioni sono agghiaccianti, cariche di solitudine, con una forma di shoegaze ipnotico e lacerato, dissonante e distorto, ottimo per descrivere il vuoto interiore. Suoni ve ne sono, sparsi qua e là, accordi decadenti e feedback condividono lo stesso piano di ricerca di confine col noise, scariche di batteria sintetica vengono tolte al mondo dell'elettronica per giocare con il metal o almeno con un'attitudine percepita dall'oltretomba, come se i Godflesh usassero i synth al posto delle chitarre. Un corpo estraneo da assimilare lentamente che penetra nelle nostre orecchie per far riflettere, per fare male, con quel suo rumore ammaliante, sottoscritto dai guru Dio)))Drone, Taxi Driver Records, Vollmer Industries, Toten Schwan Records, È Un Brutto Posto Dove Vivere, Dreamingorilla, Screamore e Brigante Records. L' album ha tutte le carte in regola per piacere agli estimatori dei vari generi ambient, industrial e drone estremo e sperimentale. Questo primo album, 'Di Cosa si Nasce', uscito a primavera del 2017, non apporta geniali riforme al genere ma è coniato con ispirazione e gusto da un musicista italiano che conosce molto bene i territori musicali che vuole esplorare e con cui vuole confrontarsi, ottenendo sempre ottimi risultati sonori. Una sorta di buia colonna sonora per una passeggiata in una città abbandonata. Da ascoltare. (Bob Stoner)

(Dio)))Drone, Toten Schwan Rec., Taxi Driver Rec., Vollmer Industries, DreaminGorilla, Screamore, È un brutto posto dove vivere, Brigante Rec., Edison Box - 2017)
Voto: 75

https://diodrone.bandcamp.com/album/di-cosa-si-nasce

mercoledì 7 giugno 2017

Nitritono - Panta Rei

#PER CHI AMA: Drone/Noise Rock, Valerian Swing, Zu
Dietro questo nome criptico si nasconde un giovane duo di Cuneo che dopo aver accordato la chitarra nella tonalità più bassa possibile, si è dato l'obiettivo di creare un sound oscuro e potente. Tra le band da cui prendono ispirazione ci sono ZU, Melvins, Fantomas che hanno permesso ai Nitritono di forgiare il loro noise/rock ruvido, introspettivo e vacillante. Quindi chitarra/voce/batteria uniti per dar sfogo al proprio io esistenziale, dove il contesto suburbano ci ipnotizza con il frastuono industriale e il veleno sociale scorre a fiumi sotto i nostri piedi. Nel 2013 hanno dato vita al primo EP e dopo parecchia gavetta, suonando con svariate band italiane e non, quest'anno si sono chiusi in studio con Enrico Baraldi (bassista degli Ornaments e sound engineering in ascesa) per registrare questo 'Panta Rei'. Otto brani potenti, carichi di tensione ed energia che navigano ai livelli più profondi dell'animo tormentato per poi esplodere con un incedere devastante e purificatore. "La Morte di Dio" apre con un incipit quasi in stile The Cure, dove la chitarra pulita e batteria vacillano lenti e malinconici, mentre si fa insistente l'arrivo delle distorsioni. Queste, pur rimanendo sulla stessa ritmica lenta e minimalista, sgomitano a colpi di plettro sfruttando le basse frequenze per sviscerare l'io profondo e far risalire a galla sensazioni ormai dimenticate. Poi il tutto si distende, elevandosi ad un livello onirico, senza materia né tempo, ma il sollievo dura poco perché le tenebre ci agguantano di nuovo e ci ricordano che tutto è duplice, non esiste il bene senza il male, la luce senza il buio. Il brano che condensa al meglio la produzione artistica dei Nitritono è "L'Atarassia del Giorno Dopo", dove il dualismo post rock/noise trova il suo culmine in distorsioni solide e profonde intervallate da arpeggi puliti accompagnati da pattern ritmici trascinanti. La lentezza al limite del doom e i suoni eterei contribuiscono a creare una risonanza cosmica, tale da far vibrare il nostro corpo all'unisono con l'anima per poi spezzare il legame e permetterci di trascendere. La parte finale aumenta di intensità e la tensione diventa talmente insostenibile che la mente fugge per trovare sollievo, rifugiandosi quindi tra le spire di "Zen-it", dodici minuti di terapia spirituale che iniziano con una lunga sezione drone/noise. La perfetta colonna sonora di un film horror in bianco e nero, senza i dialoghi che sarebbero superflui e allontanerebbero la nostra attenzioni dalle immagini e i suoni, che grazie alla chitarra deformata dagli effetti, sembrano un'entità che si trascina a fatica sotto un cielo plumbeo e pesante. L'oppressione, gli stacchi, la ripetitività giocano un ruolo determinante in questo 'Panta Rei', dove il suono è sempre impeccabile, viscerale e potente, con momenti caratterizzati da una calma palpabile che rende ancor più distruttive le esplosioni sonore che si susseguono. Sembra quasi di prendere i Valerian Swing dopo averli rallentati, pur mantenendo intatto il loro smalto. Da ascoltare tutto d'un fiato. Consigliato. (Michele Montanari)

giovedì 16 giugno 2016

John Holland Experience - S/t

#PER CHI AMA: Psych Blues Rock
I John Holland Experience (JHE) sono un power trio nato nel 2013 nella provincia di Cuneo che si è subito concentrato sulla produttività: nel 2014 lanciano il primo Demo EP mentre a marzo di quest'anno arriva questo self title di debutto. Un album fortemente spinto a livello di produzione, co-prodotto da una lista interminabile di labels, tra qui Tadca Records, Electric Valley Rec, Taxi Driver, Scatti Vorticosi, Dreamingorilla Rec, Brigante Records, Longrail Records, Edison Box, Omoallumato Distro e altro ancora. Il digipack è stilisticamente ben fatto, la grafica in particolare richiama gli anni '70 grazie ad una invasatissima fanciulla che in ginocchio, ai piedi di una landa desolata, innalza le braccia al cielo, laddove si staglia il logo della band. I JHE sono anagraficamente giovani, ma sono stati tirati su a buon vino e blues rock, a cui hanno aggiunto influenze garage e qualche goccia di beat. I testi sono in italiano e se in prima battuta potrebbe sembrare una scelta assennata a discapito dell'audience, dimostra invece di essere vincente, con i testi azzeccati che accompagnano perfettamente il sound dei nostri. Inutile parlare di impegno sociale o abusivismo edilizio mentre la musica in sottofondo diventa sempre più festaiola. Vedi la donzella che ci fa girare la testa in "Festa Pesta", una sorta di serenata in salsa hard blues che ha lo scopo di lusingare la tipa di turno mentre i riff classici e ben suonati, si snodano sopra e sotto le ritmiche incalzanti. "Elicottero" è un ottimo crescendo, dove il trio si sfoga al massimo, aumentando il tiro e la velocità mentre si decanta l'infanzia sognante che si trova a far i conti con la dura realtà della vita. Il rallentamento a metà brano ci dà qualche secondo di respiro, giusto per lanciarci di nuovo nel vortice hard rock organizzato ad hoc dalla band. Menzione d'onore va infine a "Tieni Botta", un classic blues che vede la collaborazione di un vocalist dalla voce più calda che mi sia capitato di sentire negli ultimi anni. Se i JHE hanno l'energia e il sacro fuoco del rock 'n'roll dalla loro, l'ospite ci delizia con la sua timbrica suadente e graffiante, affinata a suon di wiskey e sigarette, consumati nei peggiori bar di New Orleans. Pochi minuti di blues scatenato che si tramutano in uno stacco quasi psichedelico, lento e abbellito da un assolo hendrixiano. Un album ben fatto, suonato altrettanto bene, che merita di essere ascoltato (la release è scaricabile peraltro gratuitamente su Bandcamp), soprattutto perchè ci suone buone possibilità che la band prenda la giusta via e tornino presto a far parlare di sè su queste stesse pagine. Nel frattempo i JHE sono in tour per l'Italia: io vi consiglio di andarveli a vedere. Io l'ho già fatto ed è stata una gran scarica di energia. (Michele Montanari)

(Tadca Rec, Brigante Rec, Electric Valley Rec, Dreamin Gorilla Rec, Scatti Vorticosi Rec, Edison Box, Longrail Rec, Omoallumato Distro, Taxi Driver Rec - 2016)
Voto: 75

https://johnhollandexperience.bandcamp.com/album/john-holland-experience