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lunedì 11 febbraio 2013

Drom - Hectop

#PER CHI AMA: Post Metal, Amenra, Cult of Luna, Neurosis
Tornano gli amici Drom, band originaria di Liberec (Rep. Ceca), con un album nuovo di zecca, che narra le gesta di Nestor Ivanovič Machno, anarchico e rivoluzionario ucraino che si unì alle lotte operaie, organizzando scioperi e iniziative di vario tipo dopo la Rivoluzione di Febbraio del 1917. Quattro lunghi pezzi, che si aprono con l’impronunciabile “Kruh Z Ohné a Oceli”, song che mette in chiaro subito la linea compositiva dei nostri: l’immancabile post metal che ormai da un bel po’ popola il mio lettore stereo. Ma d’altro canto, lo sapevo già, dato che li avevo apprezzati non poco con il precedente “I”. E il sound di “Hectop” non si discosta poi cosi tanto dal passato, se non per avere ingentilito la propria irruenza e aumentato le parti atmosferiche, mantenendo comunque come costante, la voce acida del frontman Charlie (in stile Amenra). Le oscure melodie continuano a costituire la matrice di fondo dei Drom, che a livello di vivacità dei suoni, mantengono sempre velocità controllate e assai cadenzate (scuola Cult of Luna), non sfociando mai in nevrotiche scariche adrenaliniche. Ascoltando “Hectop”, potrete poi cogliere le altre influenze dei nostri che a livello di suoni chiamano in causa anche i Neurosis, e questo non può che essere un punto a favore per il five pieces ceco. I pezzi, che per comodità eviterò di scrivere, data la difficoltà per la scrittura ceca (per non parlare poi della pronuncia in sede radiofonica), scivolano via ben più piacevoli che in passato, segno di un consolidato songwriting e di una maturità, che ha ormai ben poco da invidiare ai grandi act statunitensi, e che vede tra l’altro nei 13 minuti abbondanti della conclusiva “Hrob Z Ledu a Kameni”, il punto massimo di questo secondo lavoro, con un incipit affidato ad una raffinata e assai poco scontata parte acustica che si muove in territori post rock. Forse il sound del combo ceco, pecca ancora di una certa ripetitività di fondo, quando si perde negli stessi ipnotici giri di chitarra, ma il risultato conclusivo ha a dir poco del miracoloso. Che dire ancora, se non andare a visitare il loro sito bandcamp e fare vostro questo lavoro che tra l’altro esiste in sole 150 copie in 3 differenti design; e meno male che io ho già la mia… (Francesco Scarci)

domenica 21 agosto 2011

Drom - I

PER CHI AMA: Post-hardcore/Sludge, Neurosis, Isis, The Ocean
Che meraviglia l’underground, sembra quasi di fare un giro nella savana, alla ricerca degli animali più difficili da scovare e non avete idea di quale soddisfazione si possa percepire nel vedere in mezzo ai cespugli dei ghepardi o dei leoni che riposano, cosa che si potrebbe fare semplicemente stando nella propria città e andando allo zoo. Però volete mettere il fascino di essere voi stessi ad andarli a scovare, con i propri mezzi e il proprio intuito? Quando mi metto alla ricerca nel web delle band, faccio la medesima cosa, cerco delle tracce che mi possano portare a trovare qualcosa di sconosciuto o misterioso. Oggi la mia ricerca mi ha portato a scoprire questa interessante realtà, i Drom, provenienti dalla Repubblica Ceca. La band di Liberec propone quello che negli ultimi mesi si sta rivelando il mio genere preferito, il post-qualcosa e cosi, penserete voi, è più facile conquistarmi… sbagliato, anzi, se mi trovo tra le mani qualcosa di mal suonato, lo stronco con ancor più motivata cattiveria e competenza. Ma non è certo il caso di questi indecifrabili ragazzi, che nelle loro quattro tracce e più di mezz’ora di musica, mi sparano in faccia un connubio tra post-hardcore, straziato da vocals prettamente screaming black. La bellissima song posta in apertura, “Nicole”, ci indirizza immediatamente verso le sonorità dei nostri, con le ritmiche pesanti ma malinconiche che vengono spezzate dal guaito lancinante di Charlie. Seguono le cupe melodie di “I am Spartacus”, song che sottolinea l’emblematica influenza dei soliti Neurosis, nell’economia della band ceca, a livello di ritmiche, sempre molto pesanti, cadenzate, apocalittiche e talvolta ripetitive, per un risultato finale davvero convincente, peccato solo per quelle stridenti vocals che faccio ancora fatica a digerire. Peccato anche non poter parlare dei testi, completamente scritti in lingua ceca. Però la musica del quartetto, nel suo evolversi continua a piacermi sempre più, conquistandomi alla grande, ringraziando anche il fatto che il buon Charlie (a cui suggerisco di modulare meglio i suoi vagiti e cercare anche di conferire maggior spazio a qualche lamentoso passaggio o qualche incursione pulita, come accadrà nella terza song) non canta poi molto. “Private Snowball” è un pezzo dall’incedere dapprima cauto, oscuro e minaccioso, con un ottimo lavoro alle chitarre e dietro le pelli, dove un formidabile Vrablodron picchia come un dannato e la musica si attorciglia pian piano lungo le nostre gambe iniziando a salire e poi, come un boa costrictor, arriva fino alla nostra gola, premendo, con accelerazioni imprevedibili, soffocanti, impedendoci di poter gridare aiuto. Quanto mi esaltano questi suoni, quanto mi riempiono il cervello, portandolo alla saturazione e all’esplosione finale, che caratterizza l’ultimo minuto e mezzo della traccia. I conclusivi dieci minuti abbondanti di “Jack Torrance” ci danno il colpo di grazia, portandoci con le proprie paranoie e turbamenti interiori, verso il fondo dell’abisso. Che dire di una band fino a ieri a me sconosciuta? Ce ne siano di ensemble validi e preparati come i Drom, nello sperduto e infinito mare dell’underground: mi risparmierei volentieri di andare a fare qualche giro inutile allo zoo, dove tutto è già cosi stereotipato e dove so perfettamente cosa aspettarmi. Bravi! (Francesco Scarci)

(Self)
Voto: 75