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giovedì 30 aprile 2015

Dementia Senex & Sedna - Deprived

#PER CHI AMA: Post Black/Sludge Death Doom
Oggi vi propongo questo split EP registrato da due gruppi, i Dementia Senex e i Sedna, che già abbiamo avuto modo di conoscere qui nel Pozzo dei Dannati. Quando mi hanno proposto questa recensione avevo i miei dubbi, pensando a un lavoro di due soli brani. Poi ho iniziato il mio ascolto da "Blue Dusk" dei Dementia Senex: sono rimasto piacevolmente colpito da come la band, abbia saputo coagulare, mescolare e rendere in un'unica forma, un'esperienza musicale sopra le righe. Nella traccia si mescolano infatti atmosfere tranquille, quasi desolanti, e si percepisce come l'approccio dei nostri sia cosi intimistico e introspettivo, ecco direi una calma quasi rassegnata, senza comunque abbandonare le atmosfere create dal death doom atmosferico del combo romagnolo. Il brano si rivela una profonda esperienza musicale, dettata dalla capacità dei nostri di amalgamare perfettamente atmosfere cosi disperate (frutto di un vocalist dallo screaming aspro) e disparate, in un unico flusso sonico da brividi. Per quanto riguarda i Sedna, il brano del trio cesenate, s'intitola "Red Shift" e il loro approccio è totalmente diverso rispetto ai compagni di split: i tre giovani creano atmosfere post metal, senza disdegnare frequenti ammiccamenti al black metal sia a livello vocale, ma soprattutto per quelle distruttive accelerazioni che evocano gli Altars of Plagues o una versione più onirica dei Deafheaven. Frenetici e violenti, i Sedna si abbandonano in atmosfere più ferali rispetto ai loro compagni di avventura, offrendo oscure atmosfere apocalittiche. Nel complesso questo split EP è un buon lavoro, che inganna il tempo in attesa di ascoltare i nuovi full length delle due band. Sicuramente una bella scoperta per il sottoscritto... Consigliatissimi! (PanDaemonAeon)

(Drown Within Records - 2015)
Voto: 75

domenica 23 marzo 2014

Dementia Senex - Heartworm

#PER CHI AMA: Death/Djent/Postcore 
I cesenati Dementia Senex debuttano con un EP di tre pezzi, con l'intenzione di mostrare di che pasta sono fatti. Speriamo che questo sia l'antipasto di quanto bolle in pentola, che si preannuncia essere alquanto prelibato, ma per il momento non ancora cotto a puntino. Il five-piece romagnolo ci offre un concentrato abrasivo di sonorità di matrice death metal, pesantemente influenzato dall'ultima ondata post (hardcore e metal). La gavetta fatta a supporto di bands come Mouth of the Architect, Ulcerate o Fleshgod Apocalypse, darà sicuramente i suoi frutti in un immediato futuro. Ma passiamo all'analisi dell'EP. "Unscented Walls" è una song che inizia e scivola via piano prima di carburare, sciorinando un riffing schizoide, vocals al vetriolo e un martellante drumming. Ahimè il potenziale esplosivo della band rimane tuttavia inespresso e lascia con la voglia di ingurgitare qualcos'altro di più sostanzioso per saziare il proprio appetito. E dire che in termini di preparazione tecnica non vedo alcun problema, musicalmente i nostri sono ineccepibili, ma sembra sempre che il colpo rimanga strozzato in canna. Non basta, seppur apprezzabile, un breve break semi acustico o delle leggere interferenze industrial, per conciliarmi appieno con la proposta dell'ensemble italico; in un genere ormai estremamente competitivo come il post, bisogna osare e stupire e i nostri non ci riescono ancora al 100%. La opening track rimane quindi e ahimè, un'incompiuta, speriamo nelle successive. "Kairos" è un breve pezzo di due minuti in mezzo, decisamente più votato a quel death metal, da cui i nostri erano partiti: un sound mai troppo feroce ma ricco di cambi di tempo, di scuola Death. Un inizio acustico apre la conclusiva title track, che si rivela essere la song più variegata delle tre, dove le sonorità alternative/nu metal della struttura armonica, si miscelano con un funambolico attacco all'arma bianca, mentre le vocals si alternano tra un growling ulceroso e un "neo" cantato pulito. Le ritmiche poi rientrano nei binari di un death venato di djent, mostrandosi serrate e puntuali, e completando il quadro corroborante di un lavoro che palesa ancora alcuni difettucci in termini di songwriting, di cui sono certo, la band sarà in grado di raddrizzare, ma confermando anche le enormi risorse che l'act di Cesena può vantare. Ovviamente, anche la durata complessiva di 'Heartworm' (17 minuti) non giova, rendendo più complicata un'analisi approfondita della proposta dei nostri. Dalle band italiane si pretende sempre il massimo e io dai Dementia Senex mi aspetto molto di più. (Francesco Scarci)

(Drown Within Records - 2013) 
Voto: 65