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domenica 7 aprile 2013

Deep Mountains - Deep Mountains

#PER CHI AMA: Black, Avsky, Centuries Of Deception, A Forest Of Stars
Scrivere della band in questione non è facile poiché in rete poche sono le notizie a riguardo, poche le immagini e le traduzioni e soprattutto i “Deep Mountains” vengono da Tai'an, Shandong province, a nord della Cina. Nella bella copertina ermetica si legge che la band è devota alla natura, alla poesia delle foreste, alla tradizione cinese e che l'immagine frontale è dell'artista cinese Haisu Liu (1896 – 1994), che è stato registrato tra il 2009 e il 2010 e porta il logo della Pest Production, la stessa dei Zuriaake. Dalle poche notizie che abbiamo sembra sia l'unico full lenght della band ed è un vero peccato perché una commistione di suoni così pieni d'atmosfera e visionaria poesia è veramente difficile da trovare oggi giorno. I Deep Mountains riescono a far convivere romanticismo, tristezza, rabbia e misticismo contemporaneamente senza mai sciogliere o far cadere l'equilibrio di cui si regge l'intero album. Il loro sound è molto legato al tradizionale black metal e sulle parti più veloci ricorda progetti particolari come Avsky, Centuries Of Deception o A Forest Of Stars, anche se con più straordinaria passionalità e armonia che ci porta ad apprezzare lunghe introduzioni e ponti con suoni e rumori d' ambiente dal buon sapore post rock, mescolate ad un retrogusto di musica tradizionale cinese e chitarre acustiche a volte molto bluesy e persino gitane, ben suonate e in alternanza ad aperture doom ed infine veloci scorribande black grigie e malate. L'album è un lavoro da ascoltare innumerevoli volte, molto difficile da apprezzare al primo impatto perché ricco di atmosfere differenti legate da un umore decadente e romantico che conferisce all'intero lavoro una veste da concept album che induce l'ascoltatore ad intraprendere un viaggio musicale. Cosa distingue i Deep Mountains dagli altri gruppi? L'attitudine alla costruzione dei brani in una forma più psichedelica e visionaria, una sorta di post rock suonato con i canoni del black metal più sanguigno e questa è una vera chicca perchè difficilmente si sentono suoni così differenti accostati insieme. Le parti più lente, suonate con una chitarra sensibilissima hanno l'aria devastante di una “One” dei Metallica suonata da William Ackermann in preda alla depressione e si alternano a partiture veloci epiche intersecate da violino e tastiere che rendono il tutto così magicamente “cinese”. e qui scopriamo che il gusto per la psichedelia è ben radicato nella band poiché l'uso di effetti d'ambiente, flanger e riverbero anche nelle cavalcate veloci, sono di casa. Immaginate un calderone dove tutto è calibrato e allo stesso tempo così selvaggio ed etereo che persino lo screaming più drammatico può portarti in un'atmosfera di sogno, uno stupendo malinconico sogno dagli occhi a mandorla. Piccola perla cinese! Da ascoltare! (Bob Stoner)