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giovedì 6 marzo 2014

When Icarus Falls - Circles

#PER CHI AMA: Post Metal, Cult of Luna
Quando lo scorso anno uscì il debut album degli svizzeri When Icarus Falls gridai al miracolo. Ora, mi sono procurato il nuovo EP, intitolato semplicemente 'Circles', e di fronte mi ritrovo una band ormai navigata, dotata di classe, intelligenza e idee da vendere. Peccato solo che il dischetto consti di quattro tracce, che comunque mi allietano per quasi mezz'ora di musica (che con il repeat in automobile devo ammettere di aver già consumato). La proposta dei nostri non si discosta poi molto da quanto fatto in precedenza, un post metal esaltante, dalle tinte notturne. “Erechtheion” attacca e mi lascio travolgere dall'intrigante flusso emotivo del quartetto di Losanna e da quel muro sonoro innalzato dal riffing inquieto e tribale dei nostri, accompagnato dai consueti e strazianti vocalizzi di Diego Mediano. Tuttavia, è con "The Great North" che i brividi mi avvinghiano pelle e anima, perchè il suo atmosferico chorus si rivela penetrante e dirompente al tempo stesso, creando un instabile clima che si dipana tra tensione e piacere in un palpitante gioco di luci e ombre. Emotivamente provato, mi metto all'ascolto di "Celestial Bodies", che almeno nel suo incipit si propone di essere celestiale cosi come confermato dal titolo. La song parte delicatamente con le urla sofferte di Diego in sottofondo, sorrette da un semplice quanto mai intrigante giro di chitarra/basso. Poi l'irruenza dei When Icarus Falls si palesa timidamente, ma sono piuttosto le atmosfere post rock ad emergere, su cui questa volta Diego si presenta in versione clean, ma ben presto il sound (e i vocalizzi) sfoceranno nuovamente in una feroce fuga rabbiosa. A chiudere l'EP ci pensa una bonus track, "Nyx", song esplosiva, pregna di malinconie che solo nelle più desolate linee di chitarra dei Cult of Luna ho ritrovato e che non fa che sancire la mia assoluta adorazione (e ammirazione) nei confronti di questi ragazzi. Fenomenali. (Francesco Scarci)

domenica 23 ottobre 2011

Circles - The Compass

#PER CHI AMA: Djent, Progressive, TesseracT, Dillinger Escape Plan, Periphery
L’Australia è da sempre sinonimo di ventata d’aria fresca e innovativa: basti pensare ai primi anni ’90 quando da Camberra saltarono fuori gli Alchemist e poi più recentemente i grandissimi Ne Obliviscaris e i Silver Ocean Storm. E ora è il turno di un’altra eccezionale band, i Circles, che con “The Compass” arrivano al debutto per la Basick Records. Muovendosi in territori musicalmente molto vicini al djent, sfoderano una prova a dir poco entusiasmante, molto probabilmente attribuibile in primis alla forza e bravura del cantante, che è bravo nell’alternarsi tra un growling possente (assai raro a dire il vero) e un cantato molto vicino a quello di Mike Patton. La musica poi è schizoide, imprevedibile, con dei riffoni ultra ribassati, stop’n go disorientanti, ritmi sincopati, cambi di tempo mozzafiato, che ci fanno passare da momenti tirati, improvvisamente a delicati attimi di romanticismo, quasi da non credere. Si, ne voglio di più, perché a partire dalla magnifica opening track, “The Frontline”, passando attraverso “Clouds are Gathering”, fino a giungere alla conclusiva “Ruins”, i Circles offrono una prova magistrale su tutti i fronti: ottima musica, con delle melodie estremamente indovinate, tecnica eccelsa (requisito fondamentale per suonare questo genere, altrimenti vi prego astenersi, please), una perfetta produzione con un suono cristallino che enfatizza enormemente il risultato finale di un EP, che ha il solo difetto di non essere un full lenght, perché tanta e grande è la voglia di ascoltare la musica di una band, che sa prendervi per mano, sedurvi con un paio di smancerie (la presunta semiballad “Act III”) per poi prendervi a mazzate sul muso, con una miscela entusiasmante di suoni che dal djent si dirigono verso il progressive, techno metal. Accattivanti, tanto quanto (forse anche di più) dei TesseracT o dei ben più famosi Periphery, i Circles vi conquisteranno al primo ascolto, posso metterci la mano sul fuoco e so che non mi brucerò. Sono arrivato al termine di questo cd e soffro già di crisi di astinenza, quindi che fare? Meglio premere nuovamente il tasto play e lasciarsi conquistare dalla genialità di questi cinque straordinari musicisti australiani, di cui sentiremo certo parlare a lungo in futuro. Mezzo voto in meno perché si tratta di un EP. Fenomeni! (Francesco Scarci)

(Basick Records)
Voto: 85